Si sono chiuse da poco le repliche dello spettacolo “Non c’è acqua più fresca”, un meraviglioso viaggio sulle ali della poesia di Pasolini alla riscoperta di quella “terra di temporali e primule” che egli descrisse così bene all’interno dei suoi componimenti.
Una breve intervista ai due attori di questo spettacolo, Giuseppe Battiston e Piero Sidoti:
Lo spettacolo che avete inscenato è ambientato in una dimensione profondamente distante dalla nostra, quella di un paese nel Friuli degli anni del dopoguerra, in quella realtà che era stata propria di Pasolini prima della sua partenza per la Capitale: i vostri due personaggi raccontano questa realtà dalla prospettiva di due che, al contrario del poeta, al paese ci sono restati.
Come mai questa prospettiva?
Battiston: L’angolazione che abbiamo scelto è di certo abbastanza inedita, perché mentre si è sempre parlato delle poesie in friulano di Pasolini, non si è mai parato di quel paesino, della realtà da cui le stesse provengono e di cui sono figlie, e andando a scartabellare da tra le opere di Pasolini,tra quegli “stroligùt” e le cronache del paese (le stesse fatte sul palco dai nostri personaggi)sono venute fuori delle figure davvero interessanti: figure di quel mondo contadino, di quella realtà rurale che alla fine sono stati il mondo di Pasolini. La nostra volontà è stata quella di calarlo in quella dimensione per riuscire a capire davvero da dove sia scaturita quella poesia.
Anche lei ha trascorso i suoi anni giovanili attorno ai luoghi raccontati da Pasolini: che differenze vi ha trovato rispetto ad ora ed alla sua gioventù?
Battiston: La realtà in sè non è che sia particolarmente cambiata, gli alberi sono molto più alti e con loro le case, ce ne sono di più… è molto più brutto. Ci sono i segni della modernizzazione, di quello pseudo-progresso rappresentato dall’esplosione edilizia, dal coprire tutto di cemento, da tutte quelle rotonde.
Quindi in generale un mutamento negativo, di abbruttimento?
Battiston: Si, in generale quello che è sempre successo alla campagna che viene progressivamente abbandonata. E vederla con occhi diversi, da un’altra prospettiva, dall’esperienza di un altro, significa anche accorgersi di quest’abbandono, o in ogni caso soprattutto di quanto, in un momento storico come questo, quei luoghi siano diventati periferici e abbandonati.
Tornando allo spettacolo, come mai la scelta dell’acqua come elemento fondamentale?
Battiston: Sicuramente perché è presente davvero molto nella poesia di Pasolini e così anche in quei luoghi. Infatti ciò che mi ricordo di più di quei luoghi sono proprio tutte le fontane delle case e nelle piazze, con quest’acqua freschissima…E nella poesia di Pasolini l’acqua di questi luoghi è presente non solo come elemento in sé, ma anche come memoria e come specchio, come quando un nostro personaggio vi si specchia a guardare la sua giovinezza, consapevole che presto questa sparirà. In generale mi è sembrato che l’acqua fosse l’elemento più importante e che potesse meglio riassumere a far confluire in sè la poesia di Pasolini.
E come mai invece il motivo della sagra?
Battiston: Il lavoro di organizzazione e creazione degli“spetaculus”, era nato con la finalità, da parte di Pasolini e dei suoi compaesani, di andare a esibirsi per le sagre a suonare, cantare, far teatro e poesia, in quegli anni durante e subito dopo la guerra, quando il Paese era devastato; anche poi per cercare di portare un po’ di allegria in un mondo che sereno non era, ed è un parallelo perfetto tra quella realtà e la nostra, perché, ecco, anche il nostro mondo non è che sia così sereno e allegro.
Secondo leiin una persona che abbia un bagaglio di esperienze differente, che abbia per esempio trascorso la propria giovinezza in una grande città, che tasti possono venir toccati maggiormente dal vostro spettacolo?
Battiston: Lo spettacolo è incentrato sui luoghi del Friuli rurale, ma comunque parla in generale della giovinezza,come età vista sia da una prospettiva -diciamo- internache da una esterna, descrittiva. Questa non è chiaramente la giovinezza della citta, ma non avevamo interesse nel raccontare ciò, nel raccontare il Pasolini delle borgate, anche perché comunque di quel suo lato qualcosa è presente già nelle poesie de “La Nuova Gioventù”, c’è il germe di quella disperata vitalità, che nella sua poesia e quindi anche in scena è il Pasolini che guarda se stesso fanciullo. E quindi cercare di rivivere e riguardare la giovinezza e di praticarla tramite poesia Pasolini era un po’ il senso di questo lavoro.
In generale questo lavoro cosa le ha lasciato personalmente?
Battiston: Intanto non ero preparato a tanta bellezza nella poesia di Pasolini; c’erano queste poesie che avevo letto da ragazzino ma non mi ci ero più di tanto soffermato. Questo è stato un percorso di attraversamento bellissimo, e trovo che un po’ tutti –noi in scena e le persone sedute tra il pubblico- ci si trova a fare, attraverso lo spettacolo, un percorso di immersione e riflessione della poesia, e tutto questo attraverso il Friulano.
Senza contare che parlare di poesia i questi anni è davvero sovversivo, perché no?
Lei è principalmente un cantautore come vocazione, come mai la scelta di una collaborazione teatrale, soprattutto incentrata su una figura come Pasolini?
Sidoti: Lavori teatrali ne ho fatti diversi nella mia carriera, ma più prettamente teatro-canzone: tutto cioè partiva dalla necessità di agire i personaggi che si trovavano ad essere protagonisti delle mie canzoni; questa collaborazione nasce invece da una richiesta di Giovanni [ Battiston ], con cui peraltro ho già lavorato diverse volte negli anni. Mi ha chiesto di fare un lavoro partendo dalla lettura delle poesie di Pasolini, di creare delle canzoni soltanto dalle suggestioni che queste mi suscitavano. Mi sono accorto di essere stato piacevolmente ingannato quando poi mi hanno messo a fare l’attore. In ogni caso lavorare in un territorio in cui mi sento più insicuro del mio abituale mi diverte sempre molto.
In generale cosa le ha lasciato il contatto ravvicinato la figura di Pasolini, e la lettura delle sue poesie?
Sidoti: Le sue poesie mi ha lasciato sicuramente la gran musicalità che hanno dentro, ma anche quella loro franchezza e originalità, quella verità proprio che di certo mi porterò sempre dento. Io comunque più o meno le conoscevo ma non così bene, inoltre per fare questo lavoro le abbiamo lette praticamente tutte. Pasolini lo conoscevo e apprezzavo come intellettuale, anche come pensiero poetico, ma meno come poeta e meno ancora in come poeta friulanofono.
Alla fine siamo riusciti a inscenare uno spettacolo senza sfociare né nel politico, né nel morboso, cosa che spesso accade parlando di Pasolini. infatti è facile tendere sempre –quest’anno ancor più- a riaprire il caso della sua morte o parlare del Pasolini di sinistra, finendo a tirarlo un po’dalla giacchetta da tutte le parti. Sono contento che lo spettacolo sia“politicallycorrect”. Proprio perché “political” non è.
Cosa ne pensa del suo personaggio -un semplice ragazzo con le sue caratteristiche e i suoi limiti-, e com’è stato interpretarlo?
Sidoti: Ovviamente si tratta di persone molto semplici. È stato per me molto faticoso dal momento che non è il mio campo. Però e stato molto interessante perché all’inizio avevo in mente un determinato tipo di personaggio, che si muoveva molto, diciamo, ma con Alfonso Santagata [regia e spazio scenico, ndr] abbiamo fatto un lavoro in sottrazione. Il mio personaggio doveva essere semplice ma non risultare una macchietta, sennò avrebbe rovinato tutto il senso della poesia stessa. In generale e anche per questi motivi è sempre difficile lavorare in un campo dove c’è la poesia, e ancora di più se si parla di Pasolini…
E delle canzoni che ha composto?
Sidoti: Sono molto contento delle canzoni che ho scritto, questo sono canzoni che non vanno volutamente esplorare l’intimo, perché è già esplorato nelle poesie. Sono state a servizio dello sviluppo narrativo e del tessuto drammaturgico, a strutturare il mondo ricreato ed a giustificare e supportare le poesie.
Abbiamo evitato nella maniera più assoluta di far versi vicino ai versi di Pasolini.
Margherita Virgili