Silvia Calderoni ha carattere. Figura dal fisico esile e leggero, domina il palco con carisma, con una presenza scenica che è insieme sregolatezza e controllo motorio preciso e accurato. Una fisicità messa in scena senza riserve, oggetto di espressione primario, forse addirittura più importante delle parole, del canovaccio.

Silvia Calderoni, il suo corpo, gli infiniti cut up che si inseriscono come lame fredde e affilate in una performance che è quasi un dj set ricercato, una sorta di innesto continuo e serrato di differenti linguaggi comunicativi e archetipi tematici, una messa in scena che ha elementi dell’avanguardia e del pulp, del viaggio lisergico e folle alla Hunter S. Thompson e del romanzo di formazione alla Giovane Holden: MDLSX, l’ultimo lavoro del collettivo Motus debuttato le settimane scorse a New York e in questi giorni presentato qui a Udine all’interno della stagione del CSS Teatro Stabile di innovazione FVG, è un esplosione che vuole essere scandalo e dolcezza, che riesce a coniugare Pasolini con il romanticismo malinconico e teneramente adolescenziale degli Smiths.

Uno spettacolo che prende forma e si sviluppa in maniera inconsueta e sconvolgente, disturbante e psichico come fosse una lunghissima traccia musicale, un ora e mezza di musica Stoner, di Dhrone ossesiv e martellante. Parlare di Avant Pop non è affatto esagerato: all’interno dello spettacolo le citazioni e i rimandi sono continui e costanti. Si parla, infatti, di identità di genere e di crescita personale attraverso una sceneggiatura che fa riferimenti più o meno impliciti ad altri lavori artistici di varia natura, dal romanzo Middle Sex di Jeffrey Eugenides fino al manifesto Cyborg di Donna Haraway, da una intervista realizzata da Alejandro Jodorowsky a proposito della filosofia Queer fino ad arrivare alla musica Synth Wave dei Sonic and Electric Youth.

Insomma un collage creato per raccontare una storia che è primariamente una sorta di narrazione autobiografica (lo spettacolo rispecchia sotto molti aspetti il vissuto della performer Silvia Calderoni) e poi un excursus assurdo attraverso incomprensioni familiari, disagi generazionali e temi ora come ora attualissimi come l’identità di genere e la necessità di superare l’idea che quest’ultima sia un “problema” da risolvere.

Emotivamente forte e coinvolgente, sicuramente uno spettacolo che va visto e che non potrà non colpire e ferire positivamente.

Presentato all’interno della stagione del CSS Teatro Stabile di Innovazione FVG potrete vederlo questa sera alle 21: 30 al Teatro San Giorgio di Udine.

Carlo Selan