“Il treno” di Rita Maffei (spettacolo teatrale prodotto dal CSS Teatro stabile di Innovazione FVG) è un vero proprio viaggio, 36 spettatori divisi in 6 scompartimenti, un percorso capace di far emerge ciò che in noi è più intimo, le nostre riflessioni, il nostro presente, passato e futuro, trasformandosi in una metafora della nostra vita.
Il treno però racconta soprattutto una storia in particolare: quella di Pasolini e dei problemi che lo travolsero e che lo costrinsero a lasciare il Friuli. Uno spettacolo in cui si affrontano dunque argomenti profondi, capaci di coinvolgere ognuno di noi in maniera differente.
Noi della Redazione TX2 abbiamo fatto quattro chiacchere con la regista Rita Maffei:
Il treno però racconta soprattutto una storia in particolare: quella di Pasolini e dei problemi che lo travolsero e che lo costrinsero a lasciare il Friuli. Uno spettacolo in cui si affrontano dunque argomenti profondi, capaci di coinvolgere ognuno di noi in maniera differente.
Noi della Redazione TX2 abbiamo fatto quattro chiacchere con la regista Rita Maffei:
Lo spettacolo si svolge sopra ad una distesa di sabbia. Da dove nasce questa ambientazione?
La ricerca che abbiamo fatto è stata molto accurata: volevamo , raccontando questa storia, evocare anche simbolicamente quella che poi sarebbe stata la morte di Pasolini attraverso qualcosa che ricordasse l’Idroscalo di Ostia dov’è stato assassinato. Il tipo di sabbia lì presente è una sabbia piuttosto grigia, simile alla terra battuta. Volevamo trasportare lo spettatore sul luogo della morte di Pasolini perché questo viaggio ha portato lo stesso Pasolini proprio in quel luogo, in mezzo a quella sabbia grigia.
Sul soffitto sono appesi diversi fogli che cosa riportano delle domande e delle risposte, di chi sono?
Le risposte sono degli spettatori di teatro contatto ai quali abbiamo posto 5 domande ovvero: dove vai col treno? Perché vuoi partire? Perché non sei partito? Da che cosa fuggi? Cosa cerchi? Nel corso dei vari spettacoli ascolteremo e verranno lette alcune delle risposte degli spettatori che sono diventate appunto parte del testo.
Per dare vita a questo lavoro artistico avete svolto una ricerca molto approfondita. Come vi siete quindi orientati per preparare questo spettacolo?
Dal punto di vista dei testi abbiamo lavorato soprattutto su tutte le testimonianze letterarie che ci sono sul viaggio di Pasolini in fuga dal Friuli. In particolare è stato importante il racconto di questo viaggio da parte di Domenico Naldini nell’introduzione a “Il paese del temporale di primule” e nella biografia di Pasolini. Ci sono inoltre moltissime lettere che Pasolini ha scritto prima e dopo la partenza ai suoi amici e conoscenti, nelle quali racconta le motivazioni della partenza e che cosa gli successe nei primi giorni in cui arrivò a Roma. Infine ci sono alcune poesie che abbiamo scelto e molti testi tratti da alcuni suoi interventi giornalistici. Col passare degli episodi si faranno sempre più presenti e sempre più importanti anche le citazioni fotografiche.
Perchè non ricorrere ad uno spettacolo tradizionale? perchè decidere di disporre gli spettatori in sei scompartimenti?
Così in questo modo lo spettacolo è fruibile a 360 gradi da parte dello spettatore. non si tratta di assistere frontalmente ad un film, è una prospettiva molto più coinvolgente.
Da dove nasce l’idea di creare uno spazio dedicato unicamente allo spettatore?
Molti spettatori partecipoano a spettacoli nei quali vengono chiamati a stare in scena, si sentono in imbarazzo: questo perimetro ed il fatto di metterli seduti in tale scopartimento significa anche dire allo spettatore, riuscendo comunque a coinvolgerlo: “stai tranquillo io rispetto la tua intimità ti rispetto come spettatore, non verrai messo alla berlina, no ti succederà nulla che ti possa dare fastidio o fare del male”.
Il treno è metafora di vita ma non solo, sotto quali punti di vista avete analizzato questo strumento?
Il treno viene presentato sia, dal punto di vista realistico, come mezzo di locomozione capace di spostare fisicamente da un luogo all’altro, sia come spazio metaforico di viaggio e transizione. un po’ come in un sogno, dove tutto appare realistico e simbolico allo stesso tempo.
Qual è la relazione tra lo spettatore e Pasolini?
Dipnde dalla relazione che ogni singolo spettatore a con Pasolini. Potrebbe venire a vedere questo spettacolo un giovane che magari non ha mai neanche sentito parlare di Pasolini e che qundi viene a scoprire dei frammenti di Pasolini all’interno di una situazione anche molto poco canonica. Oppure può venire la nostra consulente scientifica Angela Felice direttrice del Centro Studi di Pasolini che invece sa individuare nelle scelte che abbiamo fatto delle linee e analizzarle criticamente. Può capitare uno spettatore che mediamente conosce Pasolini, sa riconoscerne, ad esempio, la voce o alcuni suoi filmati o dei suoi scritti che gli ritornano alla mente come dei ricordi capaci, quindi, di creare dei piccoli cortocircuiti che mi auguro possano essere interessanti e possano far scattare dei meccanismi di memoria e di riferimento all’oggi ed al quotidiano, a cui magari qualcuno non ha pensato.
Jacopo Fogolari