Un teatro che è documentario insolito, realizzato attraverso linguaggi non necessariamente immediati, capace di coinvolgere stili differenti, forme di espressione distanti. Una performance ironica, che gioca sul detto-non detto, capace di drammatizzare facendo stupire e, a volte, persino sorridere. Constanza Macras, regista e coreografa tra le più apprezzate a livello mondiale, ha presentato una delle sue ultime creazioni The Ghosts in prima nazionale in chiusura della Stagione Teatro Contatto 34 del CSS (che è anche co-produttore dello spettacolo) al Teatro Nuovo di Udine, evento in anteprima del Far East Film Festival 2016. La Macras prova, riuscendoci meravigliosamente, a raccontare la Cina, una nazione distante dalla realtà e dalle abitudini occidentali, un territorio con una cultura, una tradizione e un passato sicuramente difficili ma nel contempo forti ed in continuo dialogo con la contemporaneità, con la Cina del presente, realtà capitalista e contraddittoria.

Constanza Macras narra l’evoluzione sociale di un paese, le sue ambiguità e i suoi fallimenti attraverso alcune semplici storie di persone che hanno vissuto la Cina degli ultimi anni, riuscendo efficacemente a spostarsi dal microcosmo personale e privato al macrocosmo collettivo e nazionale. Gli attori del Circo Cinese, testimonianze contemporanee di un’arte e di una tradizione millenaria e povera,  sono i protagonisti veri dello spettacolo, le loro storie come le loro acrobazie e i loro esercizi. In particolare lo sguardo di Constanza Macras si concentra su alcuni, precisi, ritratti femminili, giovani acrobate dal sorriso forzato, che proprio attraverso la difficoltà e la sinuosità dei loro movimenti in scena riescono a raccontare una situazione difficile, un essere donna che è un vivere come fantasma, come parte non desiderata. Acrobazie che diventano denuncia e teatro politico, che donano stupore ma nel contempo negano la possibilità di applaudire, gettano in uno sconforto profondo. Emblematica in questo senso è la scena in cui una giovanissima artista realizza delle acrobazie sopra una sorta di panca che, come lei stessa sottolinea nello spettacolo, “sembra uno strumento di tortura dell’Inquisizione Spagnola”. Un circo che quindi è espressione drammatica di una condizione sociale ma nello stesso tempo è forma di riscatto, possibilità per gli artisti di fuggire dalla realtà quotidiana delle zone rurali della Cina.

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I fantasmi, a cui si fa riferimento nel titolo dello spettacolo The Ghosts, sono proprio i circensi, uomini e artisti relegati ai margini della società e portatori di una tradizione artistica antica e difficile, sono le donne, costrette a diventare atlete perché abbandonate dalle famiglie che possono permettersi di pagare gli studi solo ai maschi. “C’è un evidente riferimento e parallelismo anche rispetto alla condizione della donna in Europa nel 1600, a questa idea di una femminilità o sottomessa oppure demoniaca e malefica” ci ricorda la regista.

Quello di Constanza Macras è un teatro multidisciplinare nel quale vengono raccontate storie, vite di persone che riescono ad essere testimonianze di particolari situazioni sociali. Spettacoli e performance che, più volte, sono stati definiti come politici e che sicuramente non disdegnano il viaggio come elemento di narrazione oltre che di ricerca: lo si può vedere in lavori come The Ghost o come Open For Everything (2012), pièce di teatro/danza che racconta e spiega la situazione del popolo Rom nell’Europa dell’Est. Sicuramente il viaggio è una dimensione in cui la regista si ritrova e a cui si è abituata: nata a Buenos Aires, dove ha iniziato a studiare danza, si è poi spostata a New York, nella scuola di Merce Cunningham, danzatore e coreografo tra i maggiori esponenti della Modern Dance americana, per poi trasferirsi in Europa e approdare ad Amsterdam, dove ha presentato la sua prima coreografia Entertainment Inc. Da lì poi si è spostata a Berlino, dove ha fondato una sua personale compagnia e dove comincia a realizzare le prime coreografie. A partire da quel momento i suoi lavori sono diventati sempre più conosciuti ed apprezzati, fino a farla diventare una delle registe/coreografe più importanti a livello mondiale.

Il suo è un teatro che, come nota perfettamente la critica Roberta Ferraresi, riesce a sviluppare contemporaneamente sulla scena tantissimi centri di attenzione per lo spettatore, che in questo modo non ha la possibilità di distrarsi ma è costantemente assorbito in un crescere e calare di intensità all’interno dello spettacolo. Un teatro in cui gli stili e i linguaggi si fondono e si completano a vicenda.Parlando di The Ghosts, molto interessante è, ad esempio, tutto il sottofondo musicale che accompagna la narrazione e le performance degli artisti, lunghi brani di musica strumentale orientale suonati da Chico Mello sui quali, ogni tanto, la voce femminile di una delle artiste canta alcuni piccoli brani ironici e disincantati.

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Molto importante è inoltre, in tutto il lavoro della Macras, il tentativo di far dialogare realtà culturali e non molto differenti e distanti, sia dal punto di vista cronologico, sia dal punto di vista spaziale. Diciamo che il suo teatro può essere interpretato come un tentativo di mostrare e fare luce sulle minoranze e sulle differenze sociali e di vita che sopravvivono nonostante la globalizzazione economica e il pensiero dominante. C’è un costante rapporto nella sua opera tra il passato e il presente, il molto vicino e l’enormemente lontano.

Prima dello spettacolo al Giovanni da Udine, Constanza Macras ha incontrato il pubblico in sala stampa e ha risposto ad alcune domane anche riguardo al suo futuro, parlando di una collaborazione che coinvolgerà anche altri registi e che porterà alla realizzazione di uno spettacolo di danza non contemporanea che avrà come argomento “le morti nella danza. Qualsiasi cosa realizzerà in futuro, di certo non sarà deludente.

Lo spettacolo The ghosts (coproduzione CSS Teatro Stabile di innovazione FVG) chiude la stagione 34 di Teatro Contatto e apre, in anteprima, il viaggio del Far East Film Festival 18.

Carlo Selan