Il 12 aprile, con lo spettacolo di Giuliana Musso, si è chiusa la stagione 2015/2016 del Teatro Pasolini di Cervignano del Friuli in un ultimo atto davvero eccezionale.
L’attrice vicentina nel suo spettacolo La Fabbrica dei preti ha ridato vita e spazio all’omonimo libro scritto dal parroco Antonio Bellina. Originariamente scritto in friulano, questo testo non è più reperibile né in formato cartaceo né in formato digitale ormai da diversi anni: è stato infatti ritirato totalmente dalla vendita dallo stesso Don Bellina poco tempo dopo la pubblicazione, a causa delle insistenti pressioni ricevute dal parroco ad opera del Sant’Uffizio, pressioni che l’hanno visto quindi costretto ad una vera e propria auto-censura dal retrogusto molto inquisitoriale.
Giuliana Musso,nel suo spettacolo, va dritta al sodo, riportando in vita le vicende e le tematiche che nel libro sono descritte: l’esperienza del seminario a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta vista attraverso gli occhi di tre preti entrati in seminario quando ancora erano bambini.
La Musso sul palco veste letteralmente i panni di questi tre uomini, rappresentandoli con sorprendente umanità, grazie anche all’ utilizzo di un vero e proprio reportage fotografico proiettato sul palco. Ciò che colpisce di più lo spettatore sono però i racconti degli anni trascorsi in seminario dai tre preti, costretti a vivere in ambienti chiusi e asfittici, a guardare la vita da lontano, quasi senza avere neppure le basi per immaginare una quotidianità diversa dalla realtà del seminario, caratterizzata da una routine alienante e da regole altrettanto ferree. Un mondo che certo aveva poco a che vedere con l’universale messaggio cristiano di amore e condivisione. Per non parlare poi della tragicità di essere d’un tratto -finito il seminario- gettati nel mondo a predicare gli insegnamenti cristiani e a parlare della vita , quella stessa che ai tre preti non era stato concesso di sperimentata sulla propria pelle. Interessanti sono, inoltre, le reazioni che ciascuno dei tre preti hanno avuto di fronte a tutte queste incongruenze. Uno si è poi sposato, un altro si è spretato, alcuni non ce l’hanno fatta a sopportare di essere stati privati della loro giovinezza.
Uno spettacolo davvero toccante, in particolare dal punto di vista umano e soprattutto grazie alla capacità bravura di Giuliana Musso, e che propone spunti per una riflessione sempre attuale, soprattutto in un Paese come il nostro.