Il Palio quota 45 si è aperto il 26 aprile e si è concluso il 28 maggio 2016. Durante questo mese il palcoscenico del Teatro Palamostre ha accolto  700 ragazzi che si sono destreggiati tra commedie e tragedie.
Da circa 20 anni la direzione del Palio è nelle mani di Angela Felice, coordinatrice del Palio Teatrale Studentesco, che con grande passione l’ha rinnovato e fatto crescere. Il Palio è nato nel 1972 grazie alla prima  idea di un gruppo di giovani e quindi, nel clima del post-’68, ebbe all’inizio un’ impronta più evidente di impegno, anche politico. Negli anni ’80-’90 ci fu un cambiamento di rotta e il Palio assunse un aspetto più goliardico e leggero. Una nuova tendenza si è registrata in quest’ultimo periodo con la scelta dei testi orientata verso i classici del teatro. Il Palio è considerato da molti un vero fenomeno: è stato oggetto di due tesi di laurea, è una manifestazione unica nel suo genere per longevità e continuità e si distingue anche per i grandi numeri dei partecipanti e spettatori. Pensate che dagli anni 2000 è monitorato dal MIUR.
Abbiamo incontrato per una piacevole conversazione la professoressa Angela Felice per conoscere più da vicino la storia e le curiosità del Palio.

  • Quale è stata l’idea che ha dato il via nel 1972 al Palio teatrale?

“I padri fondatori furono Rodolfo Castiglione, organizzatore teatrale, attore ma anche regista, e Ciro Nigris, uomo di cultura e di scuola. Queste due figure hanno posto le premesse per il Palio, che è stato concepito come un’esperienza di incontro tra scuola, mondo giovanile e  teatro.
L’ idea, peraltro, nacque proprio dagli studenti, in particolare da quelli del Liceo classico Stellini.  Si presentarono da Castiglione e gli proposero di rappresentare un loro spettacolo nelle stagioni teatrali organizzate dal Teatro Club. Dopo una veloce indagine si trovarono altre scuole pronte a partecipare; così nacque la prima rassegna che ospitò solamente cinque scuole”.

rodolfo e angioletta
Rodolfo Castiglione, fondatore del Palio studentesco con Angela Felice attuale coordinatrice e direttore artistico del Teatro Club di Udine

  • Il Palio ha ormai quasi mezzo secolo di storia, in cosa è cambiato? Quali sono le novità introdotte nelle ultime edizioni?

“ Le prime edizioni presentavano un numero ridotto di scuole, la rassegna durava relativamente poco e  inoltre ogni gruppo aveva la possibilità di replicare lo spettacolo il giorno dopo il debutto. Oggi il Palio ospita una media di 25 gruppi e ha la durata di un mese.
Nelle prime edizioni lo spettacolo migliore vinceva un premio, ma da decenni questo aspetto competitivo è stato eliminato: a contare è un’esperienza uguale per tutti i gruppi.
Le principali novità di questi ultimi anni sono le riunioni periodiche con i coordinatori dei gruppi delle diverse scuole; l’incontro collettivo dei “cinque minuti”,  ormai diventato un rito, in cui ogni gruppo presenta agli altri un frammento del proprio spettacolo in Corte Morpurgo nel centro storico di Udine, e così stuzzica la curiosità di tutti; il libretto di sala; la scelta di un tema che faccia da filo rosso della rassegna. Quest’anno, per esempio, il tema trasversale è stato dato dal motivo dell’ “accoglienza”.
Soffermandomi sulla figura del coordinatore, direi che è proprio l’anima della manifestazione. Sono persone che hanno molta esperienza in ambito teatrale e infatti per la gran parte sono attori o registi. Ma la loro bravura sta nel fatto che hanno competenza specifica nel campo delicato del teatro-scuola, senza essere registi che impongono le proprie scelte ma mettendosi al  servizio dei ragazzi che restano i protagonisti del progetto.
Altre novità sono le ospitalità in rassegna di spettacoli realizzati da artisti che sono legati al mondo del Palio, in cui hanno mosso i primi passi.
Inoltre, nel corso degli anni si sono organizzati laboratori in cui i ragazzi potevano cimentarsi in improvvisazioni, assimilare le tecniche per l’uso della voce e del corpo, ma soprattutto stimolare il senso di aggregazione”.
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  • Nel 2014 a causa della mancanza di fondi il Palio ha rischiato di non andare in scena. Fortunatamente la risposta dei paliensi e non solo è stata molto forte. Cosa ha significato per lei?

“Una ventata di ottimismo poiché ho visto finalmente i giovani attivarsi per qualcosa. È stata una protesta bellissima ed emozionante. Nei giorni caldi della protesta, in pochi giorni, ho ricevuto migliaia di mail di solidarietà, anche dalla società civile e da tutta Italia, oltre che dall’estero. Il momento più bello è stato annunciare che il Palio era salvo. Una battaglia vinta”.

  • Crede che la partecipazione al Palio possa essere una buona “scuola” per diventare attore?

“È un ottimo approccio al teatro, ma la formazione di attori non è lo scopo del Palio, anche se molti attori friulani sono proprio “figli” del Palio. Lo definirei piuttosto un buon modo per un giovane per capire se davvero vuole scegliere il mestiere dell’attore, dato che il periodo della giovinezza, prima dei 20 anni, è il momento giusto della vita per esplorare se stessi e capire cosa si vuol fare nel futuro”.

  • Qual è il segreto della longevità del palio?

“Il segreto sta nella forza della tradizione. È un appuntamento atteso ogni primavera, un momento irrinunciabile  in cui i ragazzi sono liberi di esprimersi, incontrarsi e mostrare il loro lavoro. Inoltre i gruppi sentono il Palio come una cosa loro, che non si può interrompere”.

  • In questi ultimi anni si stanno registrando numeri da record: 700 ragazzi sul palco e ogni serata platea piena. In un’epoca in cui gli adolescenti conoscono sempre meno il mondo del teatro come si spiega questi grandi numeri?

“Il Palio si può definire come un luogo in cui poter socializzare. I ragazzi vanno a vedere anche gli spettacoli delle altre scuole e ciò lo rende un’esperienza collettiva.
Grazie anche ai cinque minuti di anteprima c’è un clima di attesa per gli spettacoli”.

  • Crede che ci sia un rapporto tra il Palio e la città? Se sì, in cosa consisteIMG_1764?

“Sì, e non solo con la città, ma anche con il territorio attorno ad Udine. Infatti in questi ultimi anni la partecipazione delle scuole della provincia è cresciuta. Del resto il rapporto di dialogo con il territorio si può vedere nella nascita di altre rassegne collegate al Palio di Udine, come “Prepaliamoci” a San Daniele o il “Palio” di Codroipo”.

  • Quale sinonimo attribuirebbe al Palio?

“Partecipazione e creatività”.