L’unicità del terremoto del 1976, una tragedia descritta da più punti di vista: ecco “Memorie. Arte, immagini, e parole del terremoto in Friuli” la mostra ospitata a Villa Manin a Passariano di Codroipo dal 24 aprile allo scorso 3 luglio 2016.

MEMORIE_05_Nuova_architettura_Fantoni

 

Divisa in più ambiti ha voluto riportare alla luce la tragedia del Friuli attraverso la narrazione dei giornali e dei telegiornali dell’epoca e le opere di giovani artisti contemporanei. “Ricostruzione” è la parola chiave che accompagna il visitatore in tutto il percorso, “ricostruzione” intesa come forza morale dei friulani nella riedificazionee come riaffiorare di ricordi nella mente di coloro che lo hanno vissuto e in quella delle nuove generazioni che non l’hanno vissuta in prima persona ma solo attraverso i racconti.

 

Gino Valle – Uffici e centro servizi Fantoni a Rivoli di Osoppo (foto di Gianna Omenetto)

MEMORIE_09_Duomo_Venzone_statue_pre_intervento

MEMORIE_08_Duomo_Venzone_nov_1976

Fin dalle prime sale incontriamo materiali storici come fotografie e giornali: le prime, simbolo della catastrofe, raffigurano statue distrutte e prive di volto, famiglie con occhi vuoti di speranza stipate nelle vetture, facciate maschere di chiese distrutte.

Duomo di Venzone – Statue pre-intervento – Archivio fotografico Soprintendenza Belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia

Il duomo di Venzone dopo le scosse del settembre 1976 – Archivio fotografico Soprintendenza Belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia

 

MEMORIE_04_Paolo_Frajese

 

I documenti cartacei ed audiovisivi del Messaggero Veneto e della Rai ci aiutano, invece, a comprendere la quotidianità dei giorni successivi alla catastrofe carichi contemporaneamente di sofferenza e di volontà di rinascita.

Paolo Frajese – Archivio Teche Rai

 

 

 

MEMORIE_01_Soffitto_AmalteoMEMORIE_02_Sibilla_CumanaProprio questa spinta a recuperare i valori all’apparenza perduti contribuì alla strategia del disagio decrescente supportata anche dalle autorità regionali con la legge n. 3 del 20 giugno 1977. Tutto questo ha contribuito a salvare le opere artistiche e architettoniche più importanti come le dodici statue del Duomo di Venzone, le decorazioni quattrocentesche della chiesetta di Santo Stefano in Clama ad Artegna e gli affreschi della Chiesa di San Giovanni Battista a Gemona. Quest’ultimi, una volta riportati alla luce e staccati dalle pareti, sono stati ricollocati nella loro posizione originaria in una sala della mostra, così com’erano stati creati dall’artista Pomponio Amalteo nel 1533. La sala di intensa forza e bellezza ci è parsa il cuore pulsante dell’esposizione, il fulcro che obbliga il visitatore ad alzare lo sguardo per restarne rapito.

Pomponio Amalteo – 1533, tempera su tavola – Archivio Istituto regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia
Pomponio Amalteo – Sibilla Cumana – 1533, tempera su tavola – Archivio Istituto regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli

mnemografo_1-comp-copyProseguendo il percorso la mostra ci presenta la “memoria rielaborata”, ovvero l’esposizione di opere contemporanee realizzate da una generazione di giovani artisti selezionati da Andrea Bruciati, critico e curatore d’arte, che si sono cimentati nella ricerca di una memoria di cui non sono stati partecipi.

Il “Mnemografo” di Emilio Vavarella è una di queste: un sismografo modificato che funge da ponte tra passato e presente. L’opera, invece di misurare movimenti tellurici, monitora la presenza online di discussioni e articoli sul terremoto.
Nel nostro viaggio all’interno delle sale scopriamo che anche un gruppo di bambini della scuola elementare di Gemona ha partecipato a “Memorie” con l’opera “Senza titolo di buon auspicio” creata con sassi dipinti in vari modi con la scritta “Mandi”, un saluto ed un’espressione friulana per augurare di vivere a lungo.
La mostra espone, inoltre, la collezione del movimento di solidarietà “Friam” (Friuli Arts and Monuments, nato e fondato a New York tra artisti, politici, giornalisti e finanza) con le opere donate al Friuli nelle settimane seguenti al terremoto e attualmente conservate a Casa Cavazzini a Udine.

“Memorie. Arte, immagini e parole del terremoto in Friuli”, curata da Antonio Giusa e Corrado Azzollini, è quindi un racconto che ripercorre il cataclisma friulano in occasione del suo quarantesimo anniversario, una spettacolare mostra voluta dalla Regione del Friuli Venezia Giulia e ospitata a Villa Manin che noi, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, abbiamo avuto la fortuna di visitare .

villa-manin-panoramica-esedre

Villa Manin – panoramica esedre