L’ Ecole des Maîtres in italiano “Scuola dei Maestri”, è un corso che coinvolge giovani attori già diplomati nelle Accademie d’arte drammatica e nelle scuole di teatro d’Europa. L’obiettivo formativo dell’Ecole des Maîtres è innescare una relazione fra questi giovani e rinomati registi. E’ un corso teatrale itinerante con sette tappe. In occasione della XXV edizione abbiamo intervistato Rita Maffei, attrice, regista, Vice-Presidente e Co-Direttore artistico (assieme ad Alberto Bevilacqua, Fabrizia Maggi e Luisa Schiratti) del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.

CHI E’ STATO IL FONDATORE? QUALE E’ STATA L’IDEA PILOTA CHE HA DATO IL VIA A QUESTO PROGETTO?

Il fondatore dell’Ecole è stato Franco Quadri, una delle personalità più importanti del teatro dagli anni ’60 in poi. Grande personalità, Quadri è stato soprattutto un giornalista, fu infatti la prima penna del quotidiano La Repubblica nel settore di critica Teatrale e fondatore della UBU Libri, la casa editrice che si occupava principalmente di teatro, istituendo inoltre il premio teatrale UBU.
L’idea pilota del progetto risale al 1989 quando Franco Quadri pensò che, dati i cambiamenti in atto, si dovesse cominciare a trattare la formazione teatrale non più su un piano semplicemente territoriale bensì su un piano internazionale, aprendo quindi le frontiere e cominciando a formare un attore europeo più aperto al contesto culturale europeo. Franco Quadri voleva riuscire a confrontare culture e esperienze teatrali diverse: con l’istituzione dell’Ecole des Maîtres diede l’opportunità ai giovani di confrontarsi contemporaneamente sia con i grandi maestri della scena che con i loro coetanei con cui condividono la passione e il mestiere di attore.

RITIENE CHE IN QUESTO PERIODO IN CUI L’EUROPA STA VACILLANDO, UN INCONTRO DI GIOVANI ATTORI PROVENIENTI DA PAESI DIVERSI POSSA CREARE E RAFFORZARE UN’IDENTITA’ EUROPEA?

Certamente sì. La cultura e tutte le espressioni artistiche hanno creato l’Europa molto prima delle istituzioni. L’Unione europea è stata fondamentale alla formazione giovanile: essi sono coloro che hanno vissuto in maniera più chiara ed evidente tutti i vantaggi di essere un’Unione. E’ cambiata la loro vita, il loro modo di vivere, la loro formazione prima e la loro carriera dopo, aprendo nuove prospettive a livello europeo. Basti osservare come ai giorni d’oggi sono tantissimi coloro che prediligono il lavoro all’estero a quello nazionale, che lavorano con molte basi linguistiche che padroneggiano in ambiti lavorativi e formativi.
In questo nuovo contesto culturale si può anche notare come gli stessi spettacoli siano cambiati, in passato si utilizzavano solo le lingue nazionali, mentre adesso si mischiano i linguaggi espressivi e le stesse lingue. Io penso che proprio in questo momento di crisi l’Europa dovrebbe guardare più a fondo a ciò che accade in ambito culturale, in quanto si è davvero europei grazie alla cultura ed alla identità comune che può essere sempre di più l’esempio che le istituzioni e la politica devono seguire.

QUALE E’ IL RAPPORTO SUO E DEL CSS CON L’ECOLE?

Il mio personale rapporto con l’Ecole è stato fondamentale e totalizzante. Prima di occuparmi con i partner europei della direzione artistica del corso sono stata allieva. Ho avuto così l’occasione di partecipare per ben due anni consecutivi 1992, 1993.
L’Ecole des Maîtres mi ha letteralmente cambiato la vita. Fino ad allora ero un’attrice e avevo affrontato la mia carriera solo ed esclusivamente come tale, frequentandola invece mi sono avvicinata alla regia. La mia esperienza all’Ecole non è stata uguale per entrambi gli anni: nel primo ho avuto quattro diversi maestri con stage di quindici giorni l’uno (Luca Ronconi a Bruxelles, Yannis Kokkos a Namur, Lev Dodin a Parigi e Peter Stein a Tarcento), mentre nel secondo c’è stato un unico lungo corso con Jacques Lassalle. Anche per il CSS è stata ed è tutt’ora un’esperienza totalizzante: sin da subito il nostro Teatro è stato coinvolto da Franco Quadri nella progettazione e riconosciuto come sede della tappa italiana che si teneva all’inizio a Tarcento, poi a Fagagna e quindi a Udine. Per dare più visibilità abbiamo istituito nel corso degli anni una tappa a Roma. Il CSS è stato inoltre nominato Project Leader nel 2000. Inoltre l’Ecole des Maîtres ha anche ricevuto nel 2007 il prestigioso Leone d’oro alla Biennale di Venezia.

SIAMO ORAMAI GIUNTI ALLA XXV EDIZIONE DELL’ECOLE DES MAÎTRES. TROVA CHE L’OBIETTIVO (INNESCARE UNA RELAZIONE TRA GIOVANI ATTORI E RINOMATI REGISTI) SIA RIUSCITA C’E’ QUALCOSA DA CAMBIARE?

Sicuramente ci sarà sempre qualcosa da cambiare per adeguarsi alle continue evoluzioni del settore, bisogna prestare molta attenzione nella scelta dei maestri e, allo stesso tempo, all’organizzazione. In ogni caso, secondo me, l’obbiettivo è stato raggiunto, basta prendere in considerazione tutti i ragazzi, gli attori che dopo l’Ecole hanno vissuto cambiamenti significativi in ambito professionale e personale e, spesso, visto decollare il loro percorso artistico!

CHRISTIANE_JATAHY_2LA REGISTA PROTAGONISTA DI QUESTA EDIZIONE E’ CHRISTIANE JATAHY, AUTRICE E REGISTA DI ORIGINE BRASILIANA RICONOSCIUTA E PREMIATA A LIVELLO INTERNAZIONALE. COSA PENSA SIA IN GRADO DI PORTARE E DI DARE AL PROGETTO?

L’utilizzo di nuove tecnologie, del video e del cinema. Christiane Jatahy lavora con le telecamere dal vivo; ad esempio nello spettacolo What if they went to Moscow?, mentre metà pubblico assiste allo spettacolo teatrale, l’altra metà assiste al film che si realizza durante lo spettacolo. Quindi realizza un lavoro sia teatrale che cinematografico e multimediale.

CHE RILEVANZA PUO’ AVERE IL TERRITORIO IN CUI SI SVOLGE L’ECOLE?

Il rapporto con il territorio è sempre stato un fattore che abbiamo cercato di curare con molta attenzione. Ci sono infatti luoghi in cui la correlazione attori\territorio non funziona. Ad esempio nelle grandi città i ragazzi vengono distratti dalle possibilità di divertimento e di svago. L’Ecole ha invece sempre funzionato nelle piccole città perché danno possibilità di concentrarsi totalmente e si ha la possibilità di lavorare non solo con il maestro, ma anche nelle ore libere confrontandosi in competenze e metodologie di recitazione all’interno del gruppo stesso.

HA PARTICOLARI ASPETTATIVE DA QUESTA REGISTA?

Ho grandi aspettative vista anche la giovane età. Osservando le età dei registi si può infatti notare come si siano abbassate con lo scorrere del tempo. I primi anni avevamo i grandi maestri come Dario Fo e Luca Ronconi che, considerati guru indiscussi dl teatro, incutevano una certa paura negli allievi ad approcciarsi con loro, mentre adesso c’è un confronto generazionale quasi alla pari nonostante la grande esperienza dei maestri. Inoltre sono molto affascinata dai suoi spettacoli e dall’uso della cinematografia in quanto proviene da una cultura completamente diversa dalla nostra: è la prima volta che abbiamo una regista brasiliana e soprattutto donna, la seconda dopo Constanza Macras in 25 anni, e ritengo che il suo punto di vista possa essere curioso ed interessante da analizzare.
Christiane Jatahy

ALL’INIZIO TRA I MAESTRI ABBIAMO AVUTO REGISTI DEL CALIBRO DI DARIO FO E EIMUNTAS NEKROSIUS INVECE IN QUESTE ULTIME EDIZIONI TROVIAMO MAESTRI UNDER 40.COME CI SPIEGA QUESTO CAMBIO DI ROTTA?

Principalmente è motivato da una volontà di contemporaneità. C’è da precisare che non è la prima volta che accade ciò, in quanto si è già verificato nei primi anni 2000 sotto la direzione di Franco Quadri che l’ha impostato. I primi autori che hanno preso parte a questo cambio radicale sono stati Rodrigo García, Antonio Latella, Pippo Del Bono e Matthew Lenton. La decisione è stata chiara: spazio alla contemporaneità dei registi quarantenni. 

ECOLE DES MAÎTRES HA SEMPRE AVUTO L’ONORE DI OSPITARE GRANDI REGISTI. RISPETTO AD ESSI, QUALI SONO SECONDO LEI LE SOSTANZIALI DIFFERENZE E INNOVAZIONI CHE QUESTA REGISTA PORTA?

Cambia l’approccio al lavoro dell’attore: prima si limitava a lavorare su se stesso, affinando la tecnica e migliorando a livello personale; con i giovani registi invece gli allievi sono chiamati a partecipare alla creazione del prodotto finale, interagendo a livello creativo.

DOPO AVER LETTO COME E’ STRUTTURATO IL LAVORO, CI AIUTA A CAPIRLO MEGLIO?

Il titolo del corso è “Cut, frame and border” e fa riferimento al film di Robert Altman “America oggi”. Le parole CUT e FRAME fanno preciso riferimento al lavoro di montaggio che Christiane Jatahy attuerà dal vivo durante il momento pubblico nelle varie tappe europee. La regista ha voluto lavorare su un testo precedentemente scritto in Brasile il quale verrà modificato durante il lavoro con i ragazzi. Il procedimento è semplice: la regista isolerà le singole scene che verranno montate e andranno a creare i diversi spettacoli da mettere in scena durante le dimostrazioni pubbliche del corso. Il lavoro di creazione e di montaggio avverrà dal vivo davanti agli occhi degli spettatori. Con questo tipo di lavoro gli attori avranno occasione di incrementare le loro capacità di improvvisazione che verranno coltivate durante il laboratorio.

PER CONCLUDERE: HA PARTICOLARI ASPETTATIVE DALL’ECOLE DI QUESTO ANNO DAL PUNTO DI VISTA DEL PUBBLICO CHE PARTECIPERA’ ALLE DIMOSTRAZIONI PUBBLICHE?

Sarà curioso da vedere: stiamo parlando a scatola chiusa, quindi è ancora difficile fare dei bilanci e delle previsioni a riguardo. Ogni pubblico assisterà a uno spettacolo unico e irripetibile e quindi altrettante saranno le reazioni. Sarà divertente! Ci auguriamo vada tutto per il meglio e aspettiamo numerosi gli interessati all’evento visto che anche gli spettatori saranno parte integrante del processo di evoluzione del lavoro.

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Rita Maffei, attrice, regista, Vice-Presidente e Co-Direttore artistico del CSS, ph Luigina Tusini