Singolarità esplosiva, pluralità travolgente e fame di identità da catturare e interpretare: Performance è questo.

Performance è Performance, Performance è Virginia Raffaele”. L’artista contemporanea Marina Abramovic ci introduce, con queste parole, nello spettacolo portato in scena dall’attrice romana che è cresciuta grazie alle sue personalissime e molto acclamate imitazioni. Ma definirla solamente attrice potrebbe risultare riduttivo: canta, balla, si diverte e porta sane risate tra gli spettatori. Un’artista a trecentosessanta gradi che ha aperto calorosamente la stagione di Contatto Comico del CSS al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, il 9 novembre. Per la regia di Giampiero Solari, “Performance” porta nei teatri i personaggi già presentati in televisione dalla Raffaele, ma il linguaggio del teatro enfatizza e raddoppia il gioco di identità che induce gli spettatori ad interrogarsi tra essere e non essere.

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Qual è la vera Virginia? Dove si nasconde? Cela, sotto un solo nome, volti di donne diverse tra loro e forse ama rinchiudersi nelle imitazioni che costruisce meticolosamente e accuratamente. Lavora sulla voce, sui gesti, studia la prossemica e le piace nutrirsi di nature bizzarre, pungenti, insoddisfatte. La prima che arriva è quella di Roberta Bruzzone. Il palco diventa la scena del crimine, i pannelli video che fanno da scenografia si tingono di rosso sangue e la nota criminologa è sulle tracce della “ladra di facce”, “la profanatrice di immagini”, ossia la vera Virginia Raffaele. Questo stesso gioco di autoironia indiretta diventa il perfetto algoritmo del divertimento durante l’intero spettacolo. Passando per una Francesca Pascale alle prese con il “Cabaret del Cavalier”, una Belén Rodriguez assetata di selfie tra il pubblico dei paparazzi e un breve cameo di Maria Elena Boschi, la Raffaele fa spazio a due personaggi da lei ideati: la poetessa transessuale Paula Gilberto Do Mar e la sfortunata cantante dei talent show, Giorgia Maura. Entrambi i personaggi fanno trapelare una riflessione sul mondo che ci circonda e ne suggeriscono le sue ossessioni e la sua scarsa flessibilità (in contrasto con quella artistica della Raffaele). La conferma definitiva dell’intensità e dell’irresistibile comicità ci viene data poi con l’imitazione di Ornella Vanoni. La cantante racconta spiritosi aneddoti sulla nascita di famosi brani della tradizione musicale italiana, storie di improbabili equivoci con Gino Paoli o Patty Pravo ed addirittura scherza con il musicista Teo Ciavarella, che la accompagna sul palco. Marina Abramovic, la performer serba, rappresenta infine l’ultima barriera che respinge e blocca la vera Virginia Raffaele intrappolata nelle sue stesse maschere, che finalmente vediamo sul palco. Spogliata e priva di ogni maschera, l’attrice sorprende anche sul finale. Il pubblico, ormai convinto che lo spettacolo si sia concluso, segue sulle note de “Il lago dei Cigni” l’inaspettato arrivo di Carla Fracci, la cui raffinata ed esilarante danza non poteva mancare.

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Con un sentito ringraziamento ai giostrai, l’alchimia di introspezioni conclude quindi il suo viaggio di specchi e sdoppiamenti; un gioco di “bipolarismo” che annulla ogni logica binaria. La Raffaele è se stessa, ma al contempo subisce originali (e rapidissime) metamorfosi che confondono il pubblico. Un io narrante descritto perfettamente dall’espressione pirandelliana “Uno, nessuno, centomila”, ma capace di raccontarsi da solo senza aiuti esterni, se non quello del teatro. Un io che è riuscito a conquistare con una rara duttilità e poliedricità quei “centomila”, che ricordano il numero degli abitanti di Udine, i quali hanno scelto Virginia Raffaele per una serata di accorte e genuine risate.

Carlotta Frizzele, liceo scientifico Marinelli