Femminilità dimenticata, trasformatasi in istinto animale grazie al quale si è capaci di esporre i propri sentimenti, femminilità vuota di speranza, assente ma anche estremamente presente e complessa, femminilità completamente esposta, come un paio di calze appese, simbolo per eccellenza della sensualità imposta dall’uomo sulla donna che non è donna se non ipersessualizzata, femminilità manipolativa e strategica, utilizzata per raggiungere uno scopo. Questo è Wunderkammer Soap #4 Edoardo II per me, una ragazza di diciassette anni che lavora nella redazione Contatto Tx2 all’interno del progetto alternanza scuola-lavoro e che per la prima volta vede e scopre una performance di questo tipo. Credo siano questi i pensieri e le riflessioni che ogni spettatore ricorderà e porterà con sé dopo aver partecipato (e dico “partecipato” non a caso) allo spettacolo allestito negli spazi sotterranei del Palamostre e ospitato dal CSS nella Stagione Teatro Contatto 35.
“Allatto i muri nella speranza che questi si espandano”, frase che mi ha colpito moltissimo e di cui so di non aver colto tutto il significato, ma è anche questo il bello del teatro, ognuno applica le proprie esperienze e conoscenze e in base a queste valuta e rielabora i contenuti. Come lo spettatore scelga di “vivere il teatro contemporaneo” non è casuale e anzi, a parer mio, nasce da una necessità personale di riflessione riguardo a ciò di cui ha più bisogno in quel determinato momento e attorno al quale sceglie di mettere in primo piano certi aspetti e trascurarne altri. In verità non so se mi spiego e probabilmente mi sbaglio, ma come io ho consultato il mio piccolo bagaglio personale di esperienze e emozioni nel tentare di comprendere questa performance, credo che tutti tentino di darsi delle interpretazioni partendo dai propri punti di vista e stati d’animo in quel preciso istante e, in base a questi, leggano diversamente le stesse cose. La mia forte risonanza personale con lo spettacolo è l’attuale timore che provo nel sapere di vivere in un mondo dove l’odio, la misoginia e la discriminazione di genere (nonché razziale, religiosa e di orientamento sessuale) vengono tollerati e addirittura premiati ed è per questo motivo che ho trovato particolarmente toccante e dolorosamente attuale il tema affrontato.
Ho scelto di usare l’espressione “vivere il teatro” riferita a quello di ricci/forte perché è impossibile assistere in modo passivo ad uno spettacolo del genere, un pezzo di arte performativa che, come un uragano, travolge con un mare di emozioni quella decina di spettatori, i pochi alla volta ammessi che tutti insieme agli artisti raggiungono il culmine dei sentimenti alla fine della rappresentazione, quando dopo trenta minuti intensi, di pura sofferenza e di puro dolore, scorgiamo per la prima volta il sorriso sul viso delle donne.
Wunderkammer Soap #4 Edoardo II è un’installazione di arte contemporanea che sollecita tutti i sensi contemporaneamente e che per apprezzarla nella sua interezza andrebbe vista più volte: l’ambiente, gli oggetti di scena e, in modo particolare, le azioni e i movimenti di Anna Gualdo, Liliana Laerna e di Ramona Genna incantano il pubblico a tal punto da rendere quasi impossibile l’ascolto del testo registrato poiché quando lo sguardo pungente, invasivo e pieno di dolore delle tre ragazze incrocia quello dello spettatore, lo costringe a dedicare la piena attenzione a loro cancellando ogni altro senso.
Un personaggio complesso come quello di Isabella dell’Edoardo II di Marlowe, in ricci/forte si ramifica in tre performer, ognuna emblema del rimpianto, del rimorso, dei sensi di colpa, della vendetta, della sofferenza e delle scelte sbagliate che condizionano la sua vita e che vengono trasmesse al pubblico attraverso lo sguardo e l’uso del corpo.
Olivia Bettella del Liceo scientifico Marinelli
ph. Chiara Lesa del Liceo scientifico Marinelli