Teatro Contatto: va in scena Orestea nello sfascio, e a noi è riservata un’esperienza molto particolare. Vedere lo spettacolo ma anche incontrare la regista Terry Paternoster e gli attori della sua compagnia Internoenki. Una compagnia eterogenea che a Udine ha riunito attori che fanno già parte di questa formazione e altri invece che entrano a farvi parte per la prima volta, da appena 10 giorni, per Contattoresidenze.
Tutti ci hanno accolto calorosamente al teatro San Giorgio. Eravamo seduti per terra in cerchio tutti insieme, come se facessimo parte anche noi della compagnia.
Dopo aver ricordato insieme la trama della tragedia di Eschilo, la regista ci ha illustrato i punti salienti della sua reinterpretazione. Si tratta di un completo stravolgimento del testo non solo per la sua trasformazione buffonesca ma anche perché diventa un testo in cui compaiono mafiosi, smaltimenti illegali di rifiuti, corruzione, droga e delitti. Può sembrare strano che tutti questi argomenti, così forti e complessi, si possano mischiare insieme in uno spettacolo di appena un’ora e mezza, senza rischiare di rimanere solo in superficie o di far scomparire le loro tonalità intense, ma Terry Paternoster ci è riuscita. Su una tela bianca è riuscita a dipingere tutte le sfumature della società odierna mantenendole autonome.
Entusiaste, alla fine dello spettacolo, siamo salite nei camerini dove la regista ci ha concesso una breve intervista.
Alla luce anche dei tuoi precedenti studi, come mai hai deciso di prendere testi classici e attualizzarli, stravolgendoli a tal punto da non riconoscerli, piuttosto che scriverne uno da zero?
È affascinante -ci racconta- vedere come il mito e testi così antichi riescano ancora oggi a insegnarci qualcosa. Sono interessanti i parallelismi che si possono creare con la nostra società, è quasi un gioco in cui noi attori siamo i buffoni di corte che portano sul palco quello che vedono da un angolo. Per esempio, parlando di Medea che uccide i suoi stessi figli di fronte allo straniero, possiamo ritrovare la nostra madre Terra che uccide gli uomini a causa del dissesto ambientale. Nell’”Orestea” invece ci immedesimiamo in Oreste e ci chiediamo come possa vivere oggi e chi sia. È anche interessante la trasposizione da tragedia a opera buffonesca che permette di comprendere e di andare a fondo nelle problematiche con un sorriso anche se amaro. Inoltre abbiamo voluto affrontare il problema dei fenomeni mediatici e della rete che è diventata il nostro tribunale e noi i giudici. Questo tema nello spettacolo è reso grazie alla figura dei due blogger che raccontano la storia di Oreste.
Quanto da vicino ti tocca o ci tocca, noi in quanto società, questo argomento?
Sono nata a Milano ma sono cresciuta tra Puglia e Basilicata dove sono venuta direttamente in contatto con la realtà del dissesto ambientale che è molto forte in quelle regioni. In verità penso che i problemi dell’ambiente ci tocchino tutti molto da vicino, infatti anche se nello spettacolo si fa riferimento a un piccolo paese della Puglia, le problematiche dello scarico dei rifiuti, in questo caso, possono essere estese a tutto il mondo. Abbiamo preso un micro esempio per denunciare il macro.
Secondo te questo testo, questo spettacolo colpisce, fa riflettere alcune regioni d’Italia più di altre?
Non è ancora partita la tournée, ma sono sicura che attecchirà molto di più fuori regione perché si tratta di problematiche molto concrete e di cui in Puglia, per esempio, tutti sono a conoscenza ma di cui tutti hanno paura a parlare. Nonostante la nostra sia una denuncia col sorriso, al Sud è troppo reale per fare sorridere.
Quanto tempo ti ci è voluto per pensare e mettere insieme questo spettacolo? Ci sono differenze rispetto ai tuoi lavori precedenti, tenendo conto del fatto che molti attori si sono uniti in corso d’opera?
Lo spettacolo è stato allestito in sette giorni però dietro c’è stata una lunga ricerca durante la quale siamo andati nella terra dei fuochi ad intervistare persone coinvolte nelle tematiche affrontate. Abbiamo ottenuto molte testimonianze rilasciate con difficoltà per la paura delle conseguenze che si sarebbero potute verificare. Con questo spettacolo abbiamo appunto voluto denunciare la presenza in questi territori di circa duemila cave dismesse nelle quali vengono costantemente depositati rifiuti tossici.