Di nuovo sul palcoscenico di un teatro, il Palamostre di Udine, tappa del loro ultimo lungo tour, Ale e Franz, una delle coppie di comici più note nel panorama teatrale e televisivo italiano, costruisce uno spettacolo di intrecci emotivi e di analisi profonda dell’animo umano, contornata dalla loro irresistibile ironia. Attraverso i pensieri, gli sguardi e le parole della gente comune mettono in scena l’unicità dell’individuo rispetto a tutti coloro che lo circondano.
Noi studenti del Blog Contatto Tx2 abbiamo avuto la fortuna di intervistarli per poter sapere di più sul loro lavoro e sul loro percorso artistico.
Sono stati generosi e felici di soddisfare la nostra curiosità, lasciando, però, l’ultima domanda in sospeso. La risposta l’avrete, ci dicono, al termine dello spettacolo. E allora anche noi ve la sveliamo alla fine della nostra intervista!
Come mai, nonostante il grande successo televisivo sia come registi di cinema sia come protagonisti di trasmissioni televisive come Ale e Franz show, tornate sempre a teatro?
Franz. In realtà abbiamo iniziato a teatro. Più che tornare non ce ne siamo mai andati. Quello che noi facciamo ha diversi aspetti, quindi anche il cinema e la televisione. Ma il palcoscenico è stato il nostro punto di partenza e no lo abbiamo mai abbandonato.
Siete insieme ormai da ventidue anni, in questi anni come è cambiato il mestiere del comico?
Franz. E’ cambiato il mondo e il modo di comunicare. Quando abbiamo iniziato non c’erano i social, non c’era internet. Era un lavoro quasi artigianale. Un comico per lavorare doveva mettersi in mostra nei concorsi di cabaret che avevano una funzione di vetrina finché non ti scopriva la televisione e quindi arrivava la grande popolarità. In questi anni è cambiato il modo di fruire della comicità. Sono nate nuove forme di comicità legate ai social e ai giovani, a discapito della comunicazione classica e del teatro.
La stagione di Teatro Contatto ruota attorno al tema delle relazioni e così anche il vostro spettacolo. Prendendo in considerazione il rapporto attore-spettatore, cosa si crea durante una messa in scena teatrale?
Ale. E’ un rapporto che devi creare fin da subito. Devi trascinare lo spettatore per due ore di spettacolo senza farlo annoiare e distrarre. E’ un lavoro che si deve fare, devi trasportarli in un altro mondo, devi spiazzarli ed essere imprevedibile. E’ quasi una partita col pubblico, in cui si gioca un con l’altro.
Manca questo contatto quando avviene attraverso uno schermo?
Franz. Noi sappiamo che riprendere uno spettacolo o fare una trasmissione televisiva registrata non è come assistere dal vivo. Pensiamo che sia comunque un buon modo per arrivare nelle case della gente e per fare cultura.
Tanti lati latitanti, diverse sfumature della natura umana. Da cosa siete partiti per la costruzione di questo spettacolo?
Ale. Non vorremmo svelare troppo, lo diremo a fine spettacolo.
Ed ecco che, come ci avevano promesso, abbiamo avuto la risposta a questa nostra ultima domanda solo al termine dello spettacolo. Tanti lati latitanti nasce infatti dalla lettura di alcuni testi e pensieri scritti dagli ex pazienti dell’ex ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano, raccolti dalla poetessa Alda Merini.
Questi scritti, recitati tra una scena e l’altra, hanno formato e composto la drammaturgia  dello spettacolo, che riesce ad essere profondo e divertente allo stesso tempo.

Paolo Petrucco e Gabriele Spangaro del Liceo classico Stellini

nella foto da sinistra Paolo, Gabriele, Camilla e Olivia con Ale e Franz al Teatro Palamostre