“Avete mai pensato a quanto tempo usiamo per costruirci strumenti che ci aiutino a vivere con gli altri, invece di spendere quel tempo a costruirci strumenti che ci aiutino a vivere con noi stessi?
Gli artisti, fra i primi, hanno indagato l’animo umano e hanno parlato di ciò che capita all’interno di ognuno di noi, perché è nel momento in cui mi vedo all’infuori di me che comprendo qualcosa di me stesso.”

È così lo scorso gennaio nella Sala Carmelo Bene all’interno del teatro Palamostre, l’attore Emanuele Carucci Viterbi apre una “lezione” di letteratura italiana sicuramente fuori dal comune. Siamo ospiti della Stagiono Contatto TIG Teatro per le nuove generazioni del CSS, per una originale lettura scenica pensata per noi ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado. Attraverso le numerose lettere che Francesco Petrarca scrisse nel corso della sua vita agli amici, alla famiglia, ai posteri e agli antenati, Carucci Viterbi descrive, in appena 50 minuti, un uomo tormentato, combattuto fra potere e volere, fra l’elevazione spirituale e la vita materiale, fra ragione e sentimenti. Narra un ragazzo con gli stessi problemi superficiali di un qualsiasi adolescente nel 2017: un capello fuori posto, un abito scelto nel modo sbagliato. Petrarca non era solo questo, Petrarca era un ragazzo di 16 anni che si interrogava sull’animo umano, era un ragazzo che nonostante la sua tenera età aveva già compreso quanto breve fosse la vita e aveva già capito che nulla resta ma tutto passa. Attraverso l’opera in prosa “De Secreto Conflictu Curarum Mearum” nella quale Petrarca inscena una conversazione con Sant’Agostino, l’attore mette in luce il desiderio quasi morboso del poeta di raggiungere la fama, di diventare grande e noto, artisticamente parlando. La lettura scenica prosegue con l’appassionante lettura di un paio dei 366 sonetti dedicati a Laura. Carucci Viterbi racconta l’amore di Petrarca per la donna alla quale ha dedicato pagine e pagine fin dal loro primo incontro, e dalla quale non ha mai ricevuto nulla, uno struggente e non corrisposto amore. “Ammesso – ci ricorda Carucci – che Laura sia mai esistita!”. In conclusione l’attore narra la crisi del poeta in seguito alla morte dell’amata Laura con i versi del celebre sonetto “Et io pur vivo” dove Petrarca scrive:

“Poca polvere son che nulla sente. | Et io pur vivo; onde mi doglio e sdegno, | rimasto senza ‘l lume ch’amai tanto.”

Con queste parole iniziano gli applausi più che sinceri e calorosi delle due classi del Liceo Scientifico Marinelli presenti in sala.Al termine dello spettacolo abbiamo avuto il piacere di scambiarci pareri con l’attore, disposto a rispondere alle nostre numerose domande.

Teresa Bondavalli Liceo scientifico Marinelli