A marzo, al Teatro S. Giorgio di Udine, per la stagione Contatto 35, ha debuttato il nuovo e intenso spettacolo Amore della compagnia messinese Scimone- Sframeli composta da Spiro Scimone (autore e attore) e Francesco Sframeli (attore e regista). In oltre 20 anni di percorso comune e successo in Italia e all’estero, hanno riscosso tantissimi riconoscimenti tra cui due premi UBU lo scorso gennaio che riconoscevano Amore come miglior progetto drammaturgico e miglior allestimento scenico, firmato da Lino Fiorito. Insieme ai due “titolari della ditta”, recitano con loro anche gli attori Gianluca Cesale e Giulia Weber. Il sipario si apre con una scena cimiteriale inquietante, ma allo stesso tempo bella e fascinosa: c’è un’aria sospesa, quasi magica, di tranquilla accettazione, di serena attesa. Sul palco solo due tombe con delle lucine a forma di croci che si accendono e si spengono, accompagnando sonni e veglie dei personaggi, che in seguito si trasformeranno in letti a due piazze. Tra questi si muovono, si scrutano, si spiano, si copiano desideri e soluzioni due coppie entrambe un po’ in là con gli anni: un vecchietto e una vecchietta (coppia Weber-Scimone), un comandante e un pompiere (coppia Sframeli-Cesale).
Sulla prima tomba vengono a sedersi i primi, moglie e marito, che risentono dei limiti e delle inadeguatezze dell’età e del desiderio. La vecchietta attende solo di cambiare il pannolone al vecchietto e di lavare le due dentiere insieme, come massima forma di intimità. Lei rievoca il tempo passato, quando si amavano, quando si baciavano. I suoi ricordi sono vivaci e vivi e divampa in lei la voglia di rinnovarli. Lui purtroppo fa fatica a ricordare e ,preso dai suoi vuoti di memoria, si era pure dimenticato che un tempo si amavano così tanto che era scoppiato un incendio.
E’ in questo momento che i due pompieri fanno la loro divertente entrata in scena: il comandante viene trasportato dal suo compagno su un carrello della spesa dotato di sirena e luce lampeggiante, come se fosse un’autopompa. Prima di distendersi sulla seconda tomba, raccontano i loro momenti di amore vissuti nell’ombra e nella paura, rievocando gli incendi di una volta e le loro passioni vissute clandestinamente “dietro all’autobotte” per paura di essere scoperti.
E pure a loro, giunti a questo punto estremo della vita, non resta che distendersi sulla tomba, sotto ad un lenzuolo, come avevano già fatto la vecchietta ed il vecchietto. Solo là possono entrambi trovare la vera intimità. I due pompieri sono finalmente liberi di dichiarare e vivere il loro amore a lungo negato, senza vergogna e senza dover nascondersi “dietro l’autobotte”.
In questo cimitero, dove la vita si sente più vera, necessaria e piena di dolcezza, le due coppie, ormai vicine alla morte, parlano con leggerezza infantile dell’amore che in passato non è stato vissuto fino in fondo, ma che forse non è ancora perduto e si può recuperare anche quando pare troppo tardi.
Spiro Scimone, riconosciuto come uno fra i maggiori drammaturgi italiano in attività, ha voluto dedicare Amore a quel sentimento misterioso del quale non capiamo molto, se non, forse, alla fine della vita.
Uno spettacolo realizzato senza effetti speciali, pieno di amore, compassione e questioni umane che ci riguardano tutti: la difficoltà di amare fino in fondo, la paura di comunicare i nostri sentimenti e di impegnarci in scelte di vita.
I dialoghi quotidiani di Scimone sono fatti di battute brevi, frasi comiche e musicali ripetizioni. Un esempio si riferisce banalmente all’espressione “amore” con cui la vecchietta si rivolge di continuo al marito: l’autore ci vuole davvero far capire che l’amore è una condizione eterna. E servivano due storie diverse, una etero e una omosessuale, per arrivare ad un discorso universale sull’amore.
Uno spettacolo a tutto tondo che ha tanto da insegnarci e mette in contrapposizione verità e tragedia del quotidiano, ingiustizia e speranza, malinconia e divertimento.
Ylenia Genero del Liceo scientifico Marinelli