Il giovane regista Fabio Cherstich è tornato tra i banchi del suo liceo, il Marinelli dove si è diplomato 15 anni fa.
Nell’Aula Magna si è tenuto un incontro con gli allievi e i professori dove il regista nato a Udine e da qualche anno attivo tra Milano e Roma, ha raccontato le molteplici esperienze in campo professionale e ha colto l’occasione per presentare il suo ultimo lavoro, Bull ospite della 35a edizione di Teatro Contatto la Stagione del CSS.

Lo spettacolo, già vincitore del National Theatre Awards e del Premio Laurence Olivier 2015, ha riscosso molto successo tra il pubblico del Teatro S. Giorgio di Udine in tutte e tre le serate in cui è andato in scena.

Abbiamo intervistato il regista, classe 1984, per capire meglio come sia nata la sua passione per il teatro e come questa si sia trasformata nel mestiere di regista.

Bull diretto da Fabio Cherstich

Dopo aver frequentato il Liceo Marinelli, ha deciso di intraprendere la carriera artistica e ha superato le selezioni per la Scuola d’ Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Ci può raccontare come è nata questa scelta?

Il primo approccio al mondo del teatro è avvenuto già tra la quarta e la quinta elementare, ma solamente alle scuole medie ho capito che la mia vocazione sarebbe stata il teatro e non solo in qualità di spettatore. In seconda media ho avuto la possibilità di assistere al Teatro Verdi di Trieste all’ opera di Mozart “Il flauto magico”e, in occasione dell’inaugurazione del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, curata nel 1997 dal CSS, ho avuto la fortuna di essere spettatore di  “Gaudeamus” il capolavoro di Lev Dodin. Ovviamente, arrivato al liceo, ho partecipato il Palio studentesco.  La scelta di diventare regista, invece, è nata in terza superiore. Aspettavo la conclusione del mio percorso liceale proprio per intraprendere il mio percorso artistico.

Come è stata la sua esperienza all’interno della Scuola Paolo Grassi?

È stata fantastica! Per tre anni ho studiato il linguaggio teatrale approfondendo il mondo della regia. Ho fatto tesoro di quegli anni di studio con ottimi docenti.

Ha lavorato con alcuni dei maggiori registi del mondo teatrale come Giorgio Barbiero Corsetti, Eimuntas Nekrosuis, Andrèe Ruth Shammah e Elio De Capitani. Ha incontrato delle difficoltà in queste collaborazioni?

Fortunatamente non ho mai riscontrato molte difficoltà. L’ unico aneddoto che ricordo è stato quello riguardante l’esperienza di tirocinio con Eimuntas Nekrosuis, regista lituano, che non parla l’italiano. In quell’ occasione le difficoltà sono state prettamente linguistiche.

In un periodo storico dove i giovani pare frequentino e conoscano sempre meno il mondo del teatro, mi incuriosisce sapere che cosa significa per lei?

Andare a teatro significa chiudersi in una sala senza le distrazioni del mondo esterno, come possono essere i telefoni cellulari, assieme a molte persone per lo più sconosciute. Bisogna estraniarsi calandosi a pieno nella storia narrata dagli attori sul palcoscenico. Inoltre, secondo me, il teatro continuerà ad esistere e ad essere molto frequentato, anche dai più giovani. Ne sono certo!

Quali progetti ha per il futuro?

I miei prossimi impegni saranno il Don Carlo di Giuseppe Verdi a San Pietroburgo e Madama Butterfly di Puccini a Macerata in occasione del festival della lirica allo Sferisterio.


Lorena Leccese del Liceo scientifico Marinelli