Lo scorso 17 novembre al Teatro Palamostre ho seguito l’incontro pomeridiano con due grandi pilastri del teatro italiano, Umberto Orsini e Giuliana Lojodice.Sono loro i protagonisti – insieme a Massimo Popolizio, altro attore di grandissimo talento – di “Copenaghen”, uno spettacolo cult, ritenuto ormai un classico del teatro contemporaneo.
L’appuntamento è stato condotto dalla professoressa Marisa Michelini, fisico dell’Università degli Studi di Udine e consulente per il progetto Retroscena Atomici che ha accompagnato l’apertura di Contatto 36 .
L’incontro si è aperto con la condivisione di opinioni e sensazioni dei tre ospiti sulla replica andata in scena la sera precedente. Senza dubbio un enorme successo vista la spettacolare standing ovation degli oltre 400 ragazzi presenti. Come ci hanno confessato gli attori, la tensione era più alta rispetto al normale, sapendo di trovarsi di fronte a una platea principalmente composta da giovani, ma il calore, l’attenzione e l’apprezzamento finale dimostrato dal giovane pubblico ha conquistato i tre big del Teatro.
Dopo questa piccola parentesi, la professoressa Michelini ha avviato l’incontro raccontando la trama dello spettacolo, arricchendola con considerazioni e dettagli scientifici e storici.
Lo spettacolo si focalizza sulla visita di Werner Heisenberg (Massimo Popolizio), fisico tedesco al suo amico e maestro ora “nemico” per colpa della Guerra in corso, a Niels Bohr (Umberto Orsini), fisico danese, suo ex insegnante e collega, per metà ebreo, nel 1941 a Copenaghen.
Nel testo Frayn individua tre ipotesi proprio perché ancora oggi non ci è dato sapere cosa davvero abbia spinto Heisenberg ad andare da Bohr e cosa si siano detti.
Michelini ha messo in luce anche il ruolo della moglie di Bohr, Margrethe, interpretata da Giuliana Lojodice. Ha fatto notare come la sua figura sia funzionale per collegare i dialoghi, come ponga i problemi e aiuti i due scienziati a non comportarsi da “bambini”.
A questo punto l’attenzione si è spostata sui due attori. Umberto Orsini ci ha spiegato come lo studio del testo teatrale “Copenaghen” sia stato complicato trattandosi appunto di un racconto post mortem. Ci ha rivelato, però, che proprio questa sua caratteristica lo ha spinto a interessarsi al testo del drammaturgo inglese Michael Frayn, definendolo: “un testo straordinario e dal linguaggio teatrale molto alto”, paragonandolo a un concerto di voci, vocalità e intelligenza.
Dopo aver illustrato l’incontro vorrei aggiungere una considerazione personale.
Di fronte a qualcuno che ha dedicato la propria vita a ciò che ama e sa far innamorare le persone e farle sentire vive grazie all’arte, non si può far altro che provare un’emozione enorme e ammirare l’esempio che ci danno questi grandiosi artisti. Parlo dell’emozione di essere vicini a questi attori e personalità autorevoli e poterci parlare, avere un confronto e fargli domande, mi colpiscono i loro sogni che non solo sono stati realizzati, ma che hanno fatto e faranno la differenza per molte persone. Parlo di Umberto Orsini e Giuliana Lojodice ma anche di Marisa Michelini, un fisico innamorato della sua professione e della sua vita. Vedere quella luce nei suoi occhi quando ci parlava della sua splendida materia, a mio parere è di ispirazione per tutti: capire quanto sia importante seguire ciò che davvero ci fa battere il cuore, viverlo ogni giorno e usarlo per aiutare gli altri. Non vedo cosa migliore.
Ho voluto sottolineare questo per mettere in luce il fatto che incontri come questo possono regalare non soltanto curiosità su un testo e sulla professione degli attori ma anche occasioni di riflessione o semplici scoperte di realtà e pensieri differenti.
Bianca Podbersig (Liceo classico Stellini)