Cos’è che ti ferma il tempo?
Gli sguardi, le parole, i ricordi soffiano sul mio viso mentre cerco di muovermi più silenziosamente possibile nel labirinto vivo di Ufficio Ricordi Smarriti. La Sala Carmelo Bene del Teatro Palamostre si è ancora una volta trasformata per questo nuovo episodio: nuove stanze in cui fermarmi, nuovi sentimenti da cui lasciarmi completare. Mi affido alla corrente di questo tempo sospeso, e mi lascio condurre attraverso un morbido tessuto di storie ed attimi.
Ti ricordi delle parole che mi dirai?
Passato e futuro. Memoria e speranza, per dirlo con le parole di Carlo Rovelli. Gli attimi e le immagini di cui gli attori mi fanno dono si confondono, sfuggono se pensati in modo razionale ed ordinato. Ma quando riesco a fidarmi, e mi abbandono per un unico ed intenso istante alla nuda trasparenza di un respiro, la totalità frammentata dei ricordi – letti, immaginati, vissuti – si ricompone in una sensazione di completezza che rende dolce e confortevole l’emozione di essere umani, di possedere una memoria, di voler credere in una speranza.
I ricordi del mio angolino.
Ricordi forse non miei ma che ho riscoperto, ed ora sono parte di me. Ricordi della semplicità ineffabile propria soltanto di quelle voci che comunicano solo apparentemente tramite le parole. In realtà la sensazione che mi colma mentre passo di stanza in stanza si compone di tutto. Dei gesti, degli sguardi diversi che osservo. Delle diverse inflessioni della voce. Ogni volto cela un vissuto unico, ogni sguardo si anima di una sfaccettatura irripetibile della vita che trapela dal profondo di questi occhi.
E davvero grazie a questo racconto riesco a ricordare, a ricomporre in me molto più di quanto non pensassi. Molto più di quanto non sperassi. Devono essersi create, mentre guardo, ascolto, mi perdo e mi riscopro, delle meravigliose connessioni tra quel punto che percepisco come il centro del mio essere e qualcosa d’altro che non so ben definire, che sento sempre palpitare da dentro, ma in modo soffuso, più profondo e lontano… è il riaffiorare dei ricordi.
Ecco. È esattamente questo. Affiorano identità di me forse ancora silenziose, ancora da pronunciare. O forse dimenticate, vissute in qualche modo prima di me… mi sento scorrere via secondo la cadenza dei miei passi in un fluire immenso di cui non scorgo la fine, né il principio. Credo che si tratti del tempo.
È straordinario come l’esperienza del teatro venga completamente rielaborata grazie allo speciale rapporto che si crea tra chi recita e l’unico spettatore che assiste. Non mi sento intimidita, perché so che chi mi guida è esattamente una persona come me, limpida e senza maschere, che sceglie di fermarsi a raccontare. È la voce impagabile del teatro partecipato, preziosa esperienza ormai consolidata del CSS di Udine, il Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.
Una voce sincera, autentica, diretta, immediata. I membri del Collettivo N46°-E13° sono parte vivente della mia città, persone che ogni giorno potrei incontrare per strada, uomini e donne che semplicemente esistendo in qualche modo costruiscono il mio mondo. Solo grazie a questo si è potuta creare questa irripetibile atmosfera di condivisione. Anche nel semplice atto di ripensarci, mi sorprendo di come il mio cuore batta vivo e risvegliato.
Sono sinceramente grata al progetto performativo Ufficio Ricordi Smarriti, perché sento che sta facendo rinascere in me una fiducia che crescendo credevo di aver dimenticato. La fiducia nell’intimità della comunicazione, nella schiettezza del contatto di pensiero che distingue e rende unica l’umanità. Non si sta perdendo, esiste ancora, e continuerà a vivere finché rimarrà desto il bisogno, l’urgenza di raccontarsi e di sentirsi raccontati che inspiegabilmente ci spinge a cercarci.
La speranza di ritrovarci in un ricordo smarrito, perso per strada, scivolato via, mai stato nostro o forse non ancora nostro. Eppure parte di noi, strada che inspiegabilmente ci conduce a noi.
Ritrovare sé stessi fuori dai confini della propria identità: è la magia di essere umani.
Sincere, sensibili e dirette le scenografie ideate e realizzate da Luigina Tusini. Perfette per la voce senza veli, la delicatezza e la limpidezza dei sorprendenti attori del quarto episodio di Ufficio Ricordi Smarriti: Emanuela Colombino, Ada Delogu (anche assistente alla regia), Daniela Fattori, Tiziana Franzolini, Donatella Mazzone, Emanuela Moro, Emanuela Pilosio, Ilenia Spallino, Anna Spironelli.
E la regia di Rita Maffei, ideatrice del progetto artistico di teatro partecipato con cittadini di ogni età, armonizza perfettamente queste sfumature di umanità, questi doni di valore inestimabile.
Malinconie che mi accarezzano il cuore, lacrime che mi inumidiscono gli occhi e storie che entrano a far parte di me. Di me soltanto, e allo stesso tempo di tutti coloro che le ascoltano. Ma in maniera diversa, speciale, unica. Come un esile raggio di luce che si rifrange nel cristallo dei nostri sentimenti e prende colori diversi, preziosi, irripetibili. Illumina le stanze in penombra della nostra anima e crea un mondo intero nello spazio di un piccolo cuore.
Radici del passato che cerchiamo. E rami del futuro in cui speriamo.
Emma Bonutti (Liceo classico Jacopo Stellini di Udine)