Tra gli spettacoli della stagione Teatro Contatto del CSS è apparso al pubblico particolarmente coinvolgente “1984”, adattato e diretto da Matthew Lenton, ispirato al celeberrimo romanzo omonimo di George Orwell.
L’opera tratta della storia di Winston Smith, funzionario del Partito esterno che lavora nel Ministero della Verità di Oceania, uno dei tre super stati (Estasia, Eurasia e Oceania) in cui pare essere diviso il mondo.
Il protagonista ha il compito di “vaporizzare” le persone, ossia eliminare dai registri storici la traccia dell’esistenza di sovversivi e altre persone contrarie alle modalità morali e politiche dell’onnipotente Grande Fratello, che controlla la popolazione tramite dei teleschermi spia, installati in ogni abitazione e ufficio. In questo modo annichilisce la privacy, il pensiero e il libero arbitrio.
Winston, però, tradisce il Partito per amore di Julia, una sua collega e in seguito viene ingannato da O’Brien, il rappresentante del Partito interno, che lo cattura, lo tortura e infine gli azzera ogni pensiero sovversivo e lo allinea e obbliga ai doveri del Governo.
Questa opera tocca molti aspetti della società contemporanea, ovvero la privacy, il concetto di umanità e la libertà.
Ad affermare ciò sono stati gli stessi attori che, prima di iniziare le prove, hanno riflettuto, insieme al regista, su quali potessero essere i punti fondamentali da connettere ai giorni nostri e, in seguito, si sono immedesimati in quella società corrotta e distopica descritta dal romanzo di George Orwell.
In questo modo, sono riusciti a entrare perfettamente nei personaggi e a trasmettere al pubblico, con eccezionale bravura, i contenuti di fondo della pièce, non solo per quanto concerne la descrizione della società immaginata da Orwell, ma anche della graduale presa di coscienza, da parte del protagonista, della sua condizione oppressa, disumana, e della sua volontà di ribellarsi a tale sistema.
A proposito di ciò, credo che la frase di Luca Carbone, uno degli attori, sia particolarmente illuminante, e infatti afferma che “Aaron Swarts, il giovane hacker morto suicida nel 2013, dopo aver lottato tutta la sua vita per un’informazione libera e l’accesso gratuito ai documenti scientifici, potrebbe essere il moderno Winston Smith”.
La capacità di Mattew Lenton, inoltre, è stata quella di mantenere i punti cruciali del romanzo e a compararli a ciò che è più vicino a noi, i social media. Presenti dappertutto, proprio come i teleschermi spia di “1984”, i nuovi media controllano subdolamente le persone e possono arrivare al punto di persuaderle a commettere azioni che di solito non farebbero.
Particolarmente coinvolgente è stata anche la conclusione dello spettacolo, ovvero portare la scena fuori nel mondo reale, ciò ha permesso agli spettatori di riflettere con maggiore attenzione sulle tematiche orwelliane e compararle al nostro tempo.
Dario Lo Cascio e Giuseppe Rallo – Liceo classico Stellini (Udine)