Sono proprio assaggi di felicità quelli che provo durante il racconto appassionato di ogni nuovo spettacolo che caratterizzerà la prossima Stagione di Teatro Contatto 38, titolata Sintomi di felicità. All’inizio di settembre ho partecipato alla presentazione della nuova stagione teatrale ideata e curata dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG.
Sono rimasta affascinata non solo dai titoli presenti in calendario, ma anche dalla modalità di presentazione. Dopo il brindisi introduttivo,momento gradevole per inaugurare la nuova Stagione, ancora una volta caratterizzata da emozioni, soddisfazioni e cultura, veniamo suddivisi in quattro gruppi guidati dai quattro direttori artistici del CSS: Alberto Bevilacqua, Rita Maffei, Fabrizia Maggi e Luisa Schiratti.

Luisa Schiratti, Rita Maffei, Fabrizia Maggi e Alberto Bevilacqua
Scelgo di partire dalla Sala Carmelo Bene del Teatro Palamostre di Udine e vengo accolta dalla simpatia e ironia di Alberto Bevilacqua, che presenta lo spettacolo Il labirinto di Orfeo. La scelta di inserire questo progetto in calendario è scaturita dalle numerose richieste degli spettatori soddisfatti che ne avevano già fatto esperienza e dalla volontà di attualizzarlo, dando la possibilità allo spettatore, non solo di diventare il protagonista stesso della serata, ma di poterlo essere anche in una realtà virtuale immersiv
Rimango particolarmente colpita dalla sottile presenza di un filo rosso che collega le trame di due spettacoli: Mileva, con Ksenija Martinovic , e Gerda Taro con Nicoletta Oscuro e Matteo Sgobino; si tratta di performance che vogliono far vivere il teatro come un momento di riflessione sociale, durante il quale non si può fare a meno di notare le fragilità del nostro tempo. Ed è proprio attraverso il teatro che le storie di queste due donne vengono riportate in vita e i loro grandi contributi riescono, finalmente, a ad essere valorizzati. Non mancherà anche un’occasione speciale per gli amanti del teatro di parola, che potranno apprezzare Il cantico dei cantici, spettacolo pluripremiato di Roberto Latini. La sfida di quest’ultimo è proprio quella di entrare in un mondo dove i sogni e le parole si scelgono reciprocamente e accompagnano lo spettatore.

Per coloro che amano la storia e la narrazione l’appuntamento è con Radio Clandestina, Roma, le Fosse Ardeatine, la Memoria, titolo che l’attore Ascanio Celestini porta in scena da un quarto di secolo. Il tempo del racconto ci riporta a fine Ottocento, quando Roma diventa capitale, fino al bombardamento di San Lorenzo e all’8 settembre 1945.
Proseguo il mio percorso entrando in sala stampa, dove vengo accolta dall’arguto sorriso di Rita Maffei che, come premessa, palesa lo scopo della sua serata: consigliare ai suoi amici spettacoli con cui passare delle serate magiche. La regista sceglie di occuparsi della sezione dedicata al teatro partecipato, presentando la versione “storica” del Labirinto di Orfeo, lo straordinario spettacolo, per un solo spettatore alla volta ,che ebbe tanto successo già 25 anni fa.

Annuncia con entusiasmo il grande ritorno di uno dei più importanti coreografi contemporanei Virgilio Sieni, che presenta due intensi spettacoli, uno dei quali di danza partecipata, intitolato Il mondo nuovo. Si tratta di un’esperienza particolare per i cittadini che lavoreranno sui gesti scomparsi, fino a comprendere come il nostro corpo non dimentichi mai certe sensazioni provate. Rita continua la sua appassionante presentazione soffermandosi sul nuovo progetto Lorca sogna Shakespeare in una notte di mezza estate con Davide Carnevali. L’obiettivo di quest’ultimo sarà quello di coinvolgere in prima persona una decina di spettatori, cancellando la linea di distanza che separa realtà e finzione, teatro e società, attore e spettatore.
In nome del padre è il primo capitolo di una trilogia di Mario Perrotta sulle figure del padre, della madre e del figlio, troppo spesso segnate da difficoltà di comunicazione e bisognosi di una lingua che riapra il dialogo tra loro. Rimango molto incuriosita dallo spettacolo Misericordia della favolosa regista Emma Dante, che sente il bisogno di annunciare il degrado, la fragilità e la solitudine che dominano ancora oggi nella vita di molte donne. Lo scenario che trovo in platea è completamente differente.
A presentarlo, con la sua grande preparazione ed appassionata cultura, è Fabrizia Maggi. La co direttrice artistica inizia presentando Madre con la compagnia Balletto Civile, questo lavoro inaugurerà la Stagione e si confronterà con l’opera di Heiner Müller, una coreografia che, partendo dal concetto più profondo di “Madre”, evocherà processi intimi e storici che porteranno al superamento di ogni stereotipo. Segue Concerto fisico, l’assolo che Michela Lucenti si è letteralmente cucita addosso per ripercorrere e ridisegnare la storia di Balletto Civile, la compagnia da lei creata a Udine, all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico. Il lavoro intreccia teatro, danza, coreografia e canto pervenendo ad una creazione artistica con una forte connotazione civile.

Virgilio Sieni ritorna in calendario con un progetto di danza d’autore intitolato La Natura delle cose ed ispirato al poema filosofico di Lucrezio “ De rerum natura”: in questo lavoro la danza diviene uno strumento di indagine ed un manifesto per una riflessione sulla contemporaneità.
Fabrizia Maggi prosegue la sua presentazione annunciando lo spettacolo seguente con un’espressione che scioglie in un sorriso tutti i presenti in sala: “l’altro spettacolo di danza è una performance di una giovane danzatrice coreografa che fa parte di quel nucleo di giovani promesse che teniamo in una sorta di incubatrice all’interno del CSS e che seguiamo con molta attenzione”. Questa la frase per introdurre CaBe, a VHS Elegy, un’elegia danzata, nata dalla scoperta della coreografa e autrice Giulia Bean di un archivio di videocassette appartenenti al padre morto dieci anni prima. Visionando l’archivio come una scienziata, sono emerse le sue domande di figlia, che si trova immersa in una vera e propria giungla di plastica.
E se il mondo fosse diviso in due: ricchi da una parte e poveri dall’altra? Se, tutto ad un tratto, l’acqua venisse privatizzata? La compagnia Carrozzeria Orfeo , attraverso un teatro fisico e d’azione, propone Cous Cous Kla che ritrae i relitti di un nostro possibile prossimo futuro. Si tratta del lavoro più recente, ideato dalla compagnia composta anche da attori formatisi all’Accademia drammatica Nico Pepe, caratterizzato da una scrittura aspra, cruda e incalzante, spesso accompagnata da un immaginario tragicomico.
Gli ultimi spettacoli vengono presentati dalla co-direttrice artistica Luisa Schiratti, che preferisce soffermarsi sul potere della drammaturgia, ovvero la capacità di comunicare con efficacia ed incisività attraverso la parola. Il primo titolo di cui parla è Quasi niente con Deflorian/ Tagliarini, progetto che fa parte del teatro antiteatrale, in quanto estremamente vero, poetico, ironico e rivelatore. Ispirato a “Il deserto rosso”, capolavoro di Michelangelo Antonioni, questo spettacolo proietta la donna in tre fasi diverse della sua vita, accompagnata dai conflitti, dai continui tentativi di superarli e da qualche spiraglio di speranza.

Poi abbiamo un romanzo che diventa teatro: L’infinito tra parentesi con Maddalena Crippa e Giovanni Crippa, che discutono per l’intera rappresentazione sulla possibilità che la scienza e la cultura umanistica finalmente si incontrino. Temi non meno importanti e complessi vengono affrontati dalla regista e drammaturga Lucia Calamaro con Nostalgia di Dio, opera in cui, fra l’altro, ci si chiede anche se credere nell’esistenza di un Dio possa essere una forma d’immaturità.
Fabrizio Arcuri mette in scena la commedia in cinque atti di Mike Bartlett, Un intervento con Rita Maffei e Gabriele Benedetti, in cui i protagonisti sono A e B. Di loro non vengono date altre informazioni se non il fatto che hanno una gran voglia di discutere ed è così che tra i due nascono forti discussioni su argomenti di vario genere come la politica, la democrazia, la guerra, l’arte, l’amicizia e la disillusione dell’amore.
Luisa Schiratti conclude annunciando La chiave dell’ascensore con Anna Paola Vellaccio e la regia di Fabrizio Arcuri: è la testimonianza di una donna a cui resta solo la voce dopo i tremendi soprusi quotidiani e la segregazione subiti ed è anche un modo per far conoscere al mondo il diritto di dare la propria versione dei fatti. Una serata speciale, davvero indimenticabile, ricca di emozioni e di incontri, che mi ha riempito di tanta curiosità: aspetto con ansia che si apra il sipario!
di Emiliana Macovez del Liceo Linguistico Vincenzo Manzini