Il labirinto di Orfeo, nato 25 anni fa a Udine, da un progetto di Alessio Boni, Pietro Faiella, Luigi Lo Cascio e Sandra Toffolatti prodotto dal CSS.La messa in scena è di Rita Maffei, assistente Ada Delogu e con l’allestimento scenografico di Luigina Tusini.
Attivare le sensazioni, è un tema che viene ad oggi largamente sviluppato nel mondo dell’arte. Un concetto che è forse nato come bisogno dalla nostra società che lascia poco spazio al mondo sensoriale. Il labirinto di Orfeo, lo spettacolo visto a Teatro Contatto, è dunque un motore che ci risveglia da una staticità dei sensi attraverso un percorso, per uno spettatore alla volta, in cui essi verranno continuamente stimolati. Scopriremo che la nostra natura non è formata dal solo spirito razionale, qui momentaneamente messo da parte, ma è fortemente fondata su aspetti empirici, che utilizzano i sensi per conoscere il mondo. Per 25 minuti ho preso le parti di Orfeo, affrontando il suo mito in un percorso di tante piccole stanze avvolte da tessuti panneggiati. Ogni stanza ospita delle figure evocative caratterizzate solamente da alcune parti del corpo: la voce, gli occhi, le mani, elementi ai quali si deve dare completa fiducia per proseguire, non potevo far affidamento alla mia vista come unico mezzo di percezione, ma ciò ha contribuito a stimolare gli altri sensi. È un’esperienza che porta fuori dagli ordinari schemi, soppianta tutti gli appigli su cui ci basiamo quotidianamente, mettendo in difficoltà il nostro bisogno di comfort. Lo spettacolo, rimesso in scena dopo 25 anni dal debutto grazie al coordinamento artistico di Rita Maffei, mi è parso proprio costruito al fine di percepire la bellezza del nostro mondo sensibile.
di Vijay Comino del Liceo Musicale Caterina Percoto