Cantico dei Cantici
Baciami, con i baci della tua bocca
Il tuo sapore è più dolce del vino…
Quanti sapevano che la Bibbia contiene anche un canto all’amore? È così infatti che inizia questo testo dell’Antico Testamento.
Roberto Latini e i suoi “coautori” Gianluca Misini (per il progetto sonoro) e Max Mugnai (per luci e scena) hanno voluto raccontarcelo, nel secondo sabato di questa nuova decade con appuntamento al Teatro San Giorgio per la Stagione Teatro Contatto del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.
Ciò che subito stupisce di questo canto d’amore è la musica, componente fondamentale della narrazione e caratteristica di un canto. Cosa stupisce? Che non è affatto tradizionale: è un contrasto senza transizioni tra una disco/tecno aggressiva e sregolata e un pianoforte trasportante e leggero. Infatti l’amore che viene invocato è ossimorico: ha due facce, svelate e condotte dalle musiche.
Il personaggio che seguiamo in questo percorso però, seppur traballante sul confine tra le due, appartiene ad un mondo solo…il nostro. Rappresenta forse il personaggio di un dj, un “joker” senza camicia né parrucca, le convenzioni della nostra società, noi. È loquace la scritta ”ON AIR” di luce rossa sulla sua consolle: sembra indicare che tutto questo sia “in diretta”, che noi siamo lui.
Altri simboli subliminali della scena sono, così come la consolle, le cuffie collegate al nulla (noi quando ci isoliamo sintonizzandoci sul niente?) e una cornetta, anch’essa senza cavi, che ogni tanto viene sollevata ma per poi rispondere con afasia (il nostro parlare inutile a qualcuno che non ci ascolta?).
Dunque, questo personaggio che si muove libero da tutto nello spazio, che bacia con passione il microfono, che balla un’ estremizzata “A far l’amore comincia tu”, che lancia i suoi vestiti per aria e gioca con la sedia diventata donna potrebbe essere ciascuno di noi.
E in mezzo a tutto questo, in mezzo a noi, c’è il Cantico dei Cantici.
Se l’amore è visto in due modi inconciliabili, l’elemento accomunante sono le parole del testo sacro, caricate però di due intensità ben diverse: quelle di due diverse prospettive d’amore.
Il cantico rivive due volte.
La bellezza di queste parole è da attribuire a Roberto Latini non solo nell’interpretazione performata, ma anche in quella puramente testuale. È giusto riconoscere la grande sensibilità lessicale dell’attore, che ha tradotto dal latino il testo dalla “Vulgata” donandogli una sublimità poetica che non si può ritrovare in nessun’altra traduzione.
Il nostro letto è…primavera
Se prima ci eravamo abbassati alla nostra profondità terrena e stridente, le note del pianoforte ci sollevano fino a toccare con gli occhi della mente l’antichità primigenia della Bibbia. La voce, da aggressiva e sofferente, diventa dolcemente penetrante. Infonde un sentimento di purificazione, di allontanamento dalla realtà contingente, di avvicinamento all’eternità, in un qualche modo a Dio. Le stesse parole che prima erano volgari sono diventate celesti.
Nei tempi passati il cantico era un testo di meditazione elevata a cui molti intellettuali erano affezionati: San Bernardo di Clairvaux come Origene di Alessandria, che ne fa riferimento per esprimere la legittimità e la bellezza dell’amore tra sposo e sposa, che è voluto da Dio e che rappresenta il suo amore per l’uomo.
È un testo che però non è vincolato né alla religiosità né alla laicità. Va semplicemente in alto, un po’ come anche Baudelaire ha saputo fare.
Questo testo oltrepassa tutto, accomuna tutti e tutte le epoche su ciò che di più trasversale c’è: l’amore, la causa generante (sicuramente a livello di comunità umana) del nostro essere.
Tutto però viene interrotto e intervallato da uno stridore, da un “Non guardarmi” che ci riporta alla realtà.
“…che peccato” dice l’unica voce femminile che invade lo spazio. “Che peccato” si tormenta lui. Comincia gradualmente a togliersi pezzi di dosso finché non rimane senza maschere…ed è nella sua nudità interiore che cogliamo tutta la sofferenza di un’anima ferita, sola senza “l’anima che ama l’anima mia“.
Il climax sale da entrambe le facce e il tutto termina con l’apice, facendoci andare via con intensa commozione.
Valentina Dereani del Liceo Scientifico Giovanni Marinelli