“Consegne” è una performance che farebbe ricredere chiunque fosse scettico nel vedere accostate le parole teatro e Zoom.
Finalmente sono tornata a Teatro. Anche se questo non vuol dire che mi sono appollaiata in un comodo sedile rosso porpora aspettando che le luci si spegnessero sopra di me.
Da lunghissimi giorni i teatri sono chiusi, ma forse non tutti sanno che i Teatri non sono morti.
C’è un giovane attore che ha confessato di “non avere altro che il Teatro”. E questa dichiarazione, ovviamente, potrebbero averla rilasciata un’infinità di persone.
“Consegne” è un progetto ideato da Enrico Baraldi, Nicola Borghesi e Riccardo Tabilio (Compagnia Kepler-452, nata a Bologna nel 2015), ospite, tra gennaio e febbraio 2021, della Stagione Teatro Contatto a Udine e del Teatro Pasolini di Cervignano del Friuli, entrambe a cura del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.
Questa performance è nata da una necessità profonda e difficile da spiegare: un anonimo rider è protagonista. Questo ci si presenta come una persona un po’ solitaria, un po’ abbandonata, ma che vuole essere nostra amica. Ha dimenticato l’emozione che gli davano i contatti umani e non si ricorda più perché la sera usciva con gli amici, quando non c’era il coprifuoco. E’ stato buttato fuori da un teatro e ora vaga per le strade di notte.
Pedala attraverso una città indifferente, forse un po’ abbandonata come lui. Però il rider pedala e non si ferma. Le persone hanno bisogno di lui: c’è qualcuno in una casa da qualche parte che sta aspettando impazientemente il suo arrivo. Sta aspettando lui? Forse no, forse aspetta solo il suo pacco. Ma, mentre pedala, lui ci spera e immagina come sarà quell’incontro.

Attendevo davanti al computer senza sapere bene cosa aspettarmi, poi il viaggio è iniziato e mi sono solo lasciata trasportare dal filo dei pensieri e dal flusso dei semafori. Ho capito che in fondo un rider e un attore non sono poi così diversi. Creano collegamenti, trasportano doni, sono strumenti e macinano strada sotto i loro piedi veloci, hanno tempo per fantasticare e non se ne vergognano, cercano una destinazione che presto cambia.
La compagnia Kepler-452 ha visto nella figura del rider la possibilità di far rientrare il Teatro nelle nostre vite.
L’atto teatrale non si limita ad esistere al di là del nostro schermo: per tutta la durata del tragitto noi stessi viaggiamo, noi stessi siamo il rider, finché il pacco giunge a destinazione. In quel momento attore e spettatore si incontrano e si guardano negli occhi, e in quel preciso istante ci si rende conto che lo scambio di doni è reciproco.
Il Teatro è una forma d’arte che vive grazie alle persone in carne ed ossa ed è fatta d’azione, d’atto: l’attore si muove fino a noi e la compagnia Kepler-452 non ha fatto altro che sciogliere abilmente questa metafora.
Matilde Forte (Liceo Classico Jacopo Stellini di Udine)